> > Heidi maestra di economia civile

Heidi maestra di economia civile

1621236

Un parallelo tra mondo vegetale ed economia civile: nuove energie concentrate nella riscoperta e valorizzazione dei beni relazionali, dei beni comuni e del benessere collettivo.

Per creare un nuovo modello economico è necessario – come si diceva nel nostro primo appuntamento, e come ci possono insegnare il già citato Luigino Bruni o una guida d’eccezione come Antonio Brunori – prendere spunto dall’ universo vegetale e disegnare paralleli, concreti e non teorici, con l’economia. La simbiosi vegetale , si pensa ad esempio al lichene che vive grazie all’interconnessione tra alghe e muschio, è un simbolo di reciprocità incondizionata della quale beneficiano tutti i soggetti coinvolti.

La natura infatti preferisce i rapporti mutualistici dove tutti guadagnano. Da qui possiamo tracciare un nuovo parallelo tra nicchie ecologiche , ossia il ruolo di una specie (o di una popolazione ) all’interno di un ecosistema e che ne permettono l’esistenza, e concetti quali la creatività e l’ innovazione con uno sguardo capace di vedere opportunità di mutuo vantaggio e di crescita comune.

 

L”82% della massa vivente è rappresentata dalle piante, il 13% dai batteri, il 5% da tutto il resto e di questo l’uomo rappresenta lo 0,01%. Quindi la maggioranza degli esseri viventi, e quindi il regno vegetale, non vive a discapito di altre forme di vita: si alimenta con la fotosintesi. E’ la stessa pianta che produce il proprio sostentamento (il regno vegetale è quindi autotrofo in contrasto con le altre forme viventi, definite eterotrofe). Il mondo vegetale si distingue per l’ autonomia alimentare e la condivisione delle risorse con scopo collettivo . Questo ci riporta al concetto di gratuità : senza gratuità non c’è incontro pienamente umano con l’altro, senza gratuità non si può generare fiducia e né la società né il mercato possono funzionare.

 

Non da ultimo non dobbiamo dimenticare che le piante sono organismi in grado di coniugare flessibilità e solidità, sono in grado di resistere agli stimoli che le mettono a rischio, riescono a non morire anche quando vengono divorate, grazie ad un’organizzazione modulare, una funzionalità distribuita senza centri di controllo. Ogni parte del loro corpo è importante ma nessuna è veramente indispensabile. La pianta è un organismo collettivo e per questo – durante le grandi crisi – è paradossalmente più forte degli animali, il cui grande vantaggio evolutivo dipende dallo sviluppo di organi, e quindi da una forte divisione gerarchica e funzionale. Non avendo cervello o organi centrali hanno dovuto imparare a “pensare”, “vedere”, “sentire” “comunicare” valorizzando soprattutto le periferie, le zone più a contatto con il terreno. Hanno dovuto imparare a vivere in perfetta cooperazione con tutto il bosco, perché un albero sopravvive se sviluppa rapporti di mutualità con il bosco intero.

Quale insegnamento migliore per un’organizzazione improntata sulla fiducia e la democrazia ?

Grazie Heidi!