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Il femminicidio in Italia

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In Italia, tra il 2006 e il 2009, il numero di donne uccise per mano di uomini è pari a 439. Nella maggior parte dei casi i colpevoli erano i membri della famiglia: mariti (36% dei casi), partner (18%), parenti (13%) o ex-mariti e altri (9%). I "Femminicidi" hanno subito un "aumento significativ...

In Italia, tra il 2006 e il 2009, il numero di donne uccise per mano di uomini è pari a 439. Nella maggior parte dei casi i colpevoli erano i membri della famiglia: mariti (36% dei casi), partner (18%), parenti (13%) o ex-mariti e altri (9%).

I “Femminicidi” hanno subito un “aumento significativo” negli ultimi dieci anni: la maggior parte delle vittime sono uomini, ma le donne uccise sono passate al 15,3% del totale, per il periodo 1992 – ’94 al 23,8% per gli anni 2007-2008, secondo il rapporto Eures-Ansa. L’aumento dei femminicidi è un fatto relativo alla diminuzione degli omicidi di criminalità organizzata (che riguarda quasi esclusivamente gli uomini) accompagnato da una progressiva maggiore incidenza dei delitti in famiglia (in cui le principali vittime sono donne).

Durante l’ultimo anno di dati disponibili del 2008, è stato osservato che la vittima era una donna in 1 caso su 4 (24,1%). Eppure, la percentuale peggiore nel corso degli ultimi dieci anni è stata nel 2006, dove le donne uccise furono 181, pari al 29,4%).

Inoltre, è il Nord, “dove gli omicidi in famiglia sono più frequenti”, che registra una quota prevalente delle vittime di sesso femminile – 70, pari al 47,6% delle 147 uccise nel 2008 in tutta Italia – contro il 29,9% al Sud (44 vittime) e il 22,4% al Centro (33 vittime).

Nel Sud la distribuzione delle vittime mostra per l’anno 2008 una prevalenza degli uomini sulle donne di oltre il 70% (circa il 86,3% per il primo contro il 13,8% per il secondo), ma la differenza tra i sessi è significativamente ridotta nel Centro ( 66% vittime di sesso maschile ed il 34% quelli femminili) e al Nord (63,9% e 36,1% rispettivamente).

Disaggregando i dati a livello regionale. uomini registrare un numero elevato di vittime rispetto a quello delle donne in quasi tutte le regioni italiane ad eccezione soltanto per l’Umbria e Molise, dove nel 2008 le vittime di sesso femminile ha prevalso (5 femmine contro 2 maschi in Umbria e 2 femmine contro lo zero vittime di sesso maschile in Molise ).

La regione che detiene il triste primato di femminicidi è la Lombardia (26, pari al 17,7% del totale), seguita dalla Toscana (15, pari al 10,2%), Puglia (14, pari al 9,5%) ed Emilia Romagna (12 femminicidi, pari al 8,2%). Tuttavia, relativamente parlando le regioni Liguria, Molise e Umbria sono quelle che registrano il più alto rischio, con un indice di 1,3, 1,2 e 1,1 omicidi ogni 100 mila donne (la media nazionale è di 0,5 omicidi ogni 100 mila donne).

Per quanto riguarda l’ambiente in cui l’omicidio è commesso, il rapporto Eures-Ansa ha rivelato che il 70,7% dei femminicidi nel 2008 ha avuto luogo era dentro contesti familiari (104 donne uccise in contrapposizione a 67 uomini), pur registrando un lieve calo con il 74% nel 2006.

Tuttavia le donne vittime di criminalità comune sono aumentate (21 casi pari al 14,3% del numero totale di vittime in questa zona) come omicidi tra conoscenti (dal 4,4% del 2006 al 6,8%), mentre non femminicidio perpetrato dalla criminalità organizzata è stato registrato per il 2008 (contro i tre casi nel 2006 e uno nel 2007).

Le donne più colpite sono quelle anziane (36 vittime, pari al 24,5% del totale), con numerosi omicidi di coppia o ‘pietatis Causa’, ma il rischio è elevato nella cosiddetta “età fertile in cui le donne sono uccise prevalentemente all’interno di rapporti di coppia per motivi passionali: il 21,8% delle vittime di sesso femminile è tra i 25 e i 34 anni (32 vittime).