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Jeff Bezos e il futuro delle aziende tra intelligenza artificiale e nuove sfide globali

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Jeff Bezos alla Italian Tech Week riflette sul futuro delle aziende e sull’impatto dell’intelligenza artificiale, tra opportunità globali e sfide europee.

Il futuro delle aziende passa inevitabilmente dall’intelligenza artificiale, e a dirlo è Jeff Bezos sul palco della Italian Tech Week di Torino.

Jeff Bezos e il futuro nelle aziende con l’intelligenza artificiale

Il fondatore di Amazon Jeff Bezos non usa giri di parole: “L’impatto più grande che avrà l’intelligenza artificiale è che impatterà su ogni azienda del mondo”.

Parole scandite con calma, in un dialogo con John Elkann – presidente di Stellantis e Ferrari e Ceo di Exor – davanti a una platea gremita. Torino respira di tecnologia, ma anche di ansie. Bezos non offre previsioni precise, non fissa date. Eppure la frase resta sospesa nell’aria, quasi definitiva: “Succederà. I vantaggi per la società saranno enormi per tutti”.

Il riferimento alla “bolla”? Non un avvertimento cupo. Bezos la descrive come un passaggio naturale: quando la polvere si posa, restano le tecnologie. Restano i progressi. Insomma, niente catastrofi ma un ciclo inevitabile. Nel frattempo, un appunto che colpisce: “In Europa si parla spesso di troppe regole, ma vi assicuro che le regole ci sono ovunque. Quello che serve è una mentalità imprenditoriale”. Una frase che strappa qualche mormorio in sala, quasi una provocazione lanciata al vecchio continente.

E’ stato l’unico spunto? Assolutamente no, perché a parlare non è stato solo Bezos. Anna Maria Poggi, presidente di Fondazione Crt, dal palco ha portato un’altra prospettiva. Filantropia come laboratorio, investimento sul capitale umano come necessità. “Per affrontare la rivoluzione dell’AI non bastano tecnologie, servono persone preparate e consapevoli”. Scuole, ITS, giovani talenti. Un elenco concreto, quasi una lista della spesa. In platea qualcno prende appunti freneticamente, altri scuotono la testa come a dire: lo sapevamo già.

Jeff Bezos e l’Europa che corre sull’AI

Se Jeff Bezos ha tracciato lo scenario globale, del futuro delle aziende che passa inevitabilmente dall’intelligenza artificiale, Ursula von der Leyen ha dato alla conferenza il tono politico. La presidente della Commissione Europea, con un discorso diretto, ha parlato di un doveroso cambio di marcia anche per le aziende: “Dobbiamo accelerare l’adozione dell’AI in tutti i settori”. Ha così quindi annunciato l’arrivo di una strategia europea sull’intelligenza artificiale applicata, con un principio semplice: “AI al primo posto”.

La platea ascolta, qualcuno sorride. Forse per la concretezza degli esempi: medici che diagnosticano tumori, farmaci scoperti più velocemente, ospedali incentivati a usare algoritmi. L’Europa che non resta indietro, ma che vuole creare una rete di centri avanzati basati sull’AI. “Perché l’AI può salvare vite umane. E l’Europa deve impegnarsi in prima linea”, dice von der Leyen. Toni forti, quasi da comizio, e applausi che si alzano più decisi.

Poi la sfida agli scettici. “Troppo spesso si dice che l’Europa è in ritardo. Ma non sono d’accordo”. E parte il racconto dei supercomputer, un dettaglio tecnico trasformato in orgoglio politico: oggi quattro macchine europee sono tra le dieci più potenti al mondo, due di queste in Italia. Non è un caso, sottolinea. È il segnale che quando l’Europa decide, riesce.

La chiusura ha un tono quasi emotivo. Von der Leyen guarda i giovani imprenditori, i ricercatori in sala: “Quante volte vi è stato detto che puntavate troppo in alto? Quante volte avete pensato che non ci fosse più niente da fare?”. Pausa. Poi: “Eppure siete qui. E voglio che la nostra Unione si ispiri a voi”.

Ecco il punto. Tra Bezos, Elkann, Poggi e von der Leyen, a Torino si è parlato di futuro. Ma non di un futuro lontano quello ancora no, è difficile fare previsioni ora con assoluta certezza dove porterà in uno scenario globale l’intelligenza artificiale. Le aziende, i governi, i ricercatori ora sono tutti costretti a misurarsi con l’intelligenza artificiale, che non aspetta nessuno.