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Il 25 agosto 2023, un attacco devastante all’ospedale Nasser, situato nel sud della Striscia di Gaza, ha causato la morte di cinque giornalisti, portando il numero totale degli operatori dell’informazione uccisi dall’inizio del conflitto a 197, secondo quanto riportato dal CPJ (Committee to Protect Journalist). Tuttavia, fonti locali segnalano che il numero reale potrebbe essere di almeno 273.
Questa guerra israelo-palestinese è già stata definita la più mortale per i cronisti, e la situazione continua a deteriorarsi a vista d’occhio. Come è possibile che i cronisti, impegnati a raccontare la verità, siano diventati obiettivi in un contesto così complesso?
Il drammatico attacco all’ospedale Nasser
L’ultimo raid ha colpito l’ospedale Nasser di Khan Younis, un luogo che avrebbe dovuto essere un rifugio sicuro, dove sono morte in totale 20 persone, cinque delle quali erano giornalisti. Tra le vittime ci sono nomi noti come il fotografo Mohammed Salameh, i cameraman Moaz Abu Taha e Hossam al-Masri, e la fotoreporter Mariam Abu Daqqa. A questi si aggiunge il tragico decesso del giornalista freelance palestinese Ahmed Abu Aziz, che ha succombuto alle ferite. Il ministero ha confermato che le vittime sono state colpite al quarto piano dell’ospedale in un attacco “a doppio colpo”, che ha preso di mira anche i soccorritori in arrivo. Ti sei mai chiesto quali conseguenze possa avere la guerra sulla libertà di stampa?
Il giorno precedente, un altro attacco a Khan Younis ha portato alla morte del corrispondente palestinese Hassan Douhan. Eventi di questo tipo non sono nuovi: il 10 agosto, altri cinque giornalisti palestinesi di Al Jazeera sono stati uccisi presso l’ospedale Al-Shifa di Gaza City. La reporter Anas al-Sharif, solo 28enne, è tra le vittime più note, un tragico simbolo di come il giornalismo può costare la vita.
Una guerra mortale per i cronisti
Secondo il progetto Costs of War della Brown University, dal 7 ottobre 2023, data di inizio degli attacchi, il numero di giornalisti uccisi a Gaza supera quello di conflitti storici, come la guerra civile americana e le due guerre mondiali. Il 2024 si preannuncia già come l’anno più mortale per i giornalisti, con 78 decessi nel 2023 e 34 già nel 2025, secondo il CPJ. Come può un paese civile tollerare una simile violenza contro chi cerca di informare?
Reporter Senza Frontiere accusa l’esercito israeliano di crimini di guerra contro i giornalisti e si unisce a oltre 180 organizzazioni internazionali nel chiedere la sospensione dell’accordo commerciale tra l’Unione Europea e Israele, citando gravi violazioni dei diritti umani. In che modo possiamo sostenere la libertà di stampa in contesti tanto complessi?
Restrizioni all’accesso dei giornalisti
In risposta alla crescente violenza, dal 7 ottobre 2023, le autorità israeliane hanno limitato l’accesso a Gaza per i giornalisti stranieri. I pochi che riescono ad entrare devono farlo sotto scorta militare o con permessi speciali. Organizzazioni per la libertà di stampa chiedono un accesso immediato e illimitato. Eppure, Israele ha invitato influencer internazionali a Gaza per promuovere una narrazione favorevole, mentre nel contempo le fake news si diffondono sui social media. Ti sei mai chiesto come queste narrazioni influenzino la percezione della realtà?
Il clima di paura e repressione non ha solo colpito i giornalisti, ma ha anche reso difficile per il pubblico ricevere informazioni veritiere sulla situazione in Palestina. La guerra non fa distinzioni e continua a mietere vittime anche tra coloro che si impegnano a raccontare la verità. È fondamentale che ci rendiamo conto dell’importanza di sostenere la libertà di informazione in un momento così critico.