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Torna libero l’Imam di Torino: permesso di soggiorno provvisorio e reazioni politiche infuocate

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L’imam di Torino libera il CPR e ottiene un permesso di soggiorno provvisorio, dopo l’archiviazione delle accuse sulle sue dichiarazioni.

La vicenda dell’Imam di Torino, Mohamed Shahin, recentemente liberato dal Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Caltanissetta, riapre il dibattito. Il caso intreccia questioni giudiziarie, politiche e sociali, tra accuse di giustificazione del terrorismo e tutela dei diritti individuali. Era recluso nel CPR di Caltanissetta dal 24 novembre scorso, perché destinatario di un provvedimento di espulsione firmato dal ministro Piantedosi dopo le sue frasi sul 7 ottobre: “Non fu violenza“, disse in un presidio in piazza Castello.

Liberazione dell’Imam Mohamed Shahin: reazioni politiche e contesto giudiziario

La decisione di liberare Shahin ha suscitato forti reazioni politiche. Esponenti di Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno definito la scelta dei giudici “grave e irresponsabile”, sostenendo che la liberazione di un soggetto che aveva espresso opinioni considerate favorevoli all’attacco di Hamas rappresenterebbe un rischio per la sicurezza nazionale.

“Un fatto gravissimo che va contro le decisioni dell’autorità dello Stato e manda un messaggio pericoloso. Rimettere in circolazione un soggetto che ha apertamente giustificato il terrorismo di Hamas è incommentabile e ci dimostra come sia sempre più urgente una riforma della giustizia per porre fine alle correnti politicizzate. In un contesto internazionale segnato da violenze e tensioni crescenti, questa decisione appare irresponsabile e fuori dalla realtà”, ha dichiarato Maurizio Gasparri.

Contemporaneamente, la vicenda ha acceso il dibattito sul ruolo della magistratura e sul presunto rischio di politicizzazione dei processi. Intanto, sull’Imam pendono altri due procedimenti: uno riguarda il ricorso contro la revoca del permesso di soggiorno, affidato al TAR del Piemonte, e l’altro la richiesta di asilo, di competenza del Tribunale di Caltanissetta.

Il decreto di espulsione verso l’Egitto, paese dove Shahin teme persecuzioni, rimane anch’esso al centro di controversie legali e manifestazioni di protesta, sostenute non solo dalla comunità islamica locale, ma anche da esponenti del mondo accademico e del clero cattolico, che hanno denunciato potenziali violazioni della libertà di espressione.

L’Imam di Torino torna libero: ha un permesso di soggiorno provvisorio

La Corte d’Appello di Torino ha stabilito che l’Imam Mohamed Shahin non deve più rimanere detenuto nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Caltanissetta. Shahin, trattenuto dal 24 novembre scorso in seguito a un decreto di espulsione firmato dal Ministero dell’Interno per alcune dichiarazioni sul conflitto israelo-palestinese, potrà così tornare a Torino e riprendere le attività nella sua moschea nel quartiere San Salvario.

La decisione dei giudici si fonda su nuove informazioni emerse nel corso del procedimento, tra cui l’archiviazione immediata da parte della Procura di Torino delle indagini sulle frasi pronunciate dall’imam durante una manifestazione lo scorso ottobre. Secondo la Procura, tali dichiarazioni rientrano nel diritto di espressione e non configurano alcun reato. La Corte ha inoltre evidenziato che Shahin non ha mai compiuto atti violenti, e che eventuali contatti con persone indagate per terrorismo risalgono a diversi anni fa e sono stati chiariti dall’interessato.