L’Italia si prepara ad affrontare la nuova stagione influenzale, che mostra già un aumento dei casi rispetto allo scorso anno. Bambini e anziani restano le fasce più vulnerabili, mentre cresce l’attenzione per varianti del virus influenzale meno sensibili agli antivirali. La prevenzione, attraverso vaccinazione, buone pratiche igieniche e gestione corretta dei sintomi, rimane la strategia principale per contenere l’impatto delle infezioni respiratorie.
Influenza in Italia, casi in aumento: numeri e fasce più colpite
Secondo il sistema di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nell’ultima settimana 585 mila italiani hanno sofferto di infezioni respiratorie, comprese quelle influenzali, pari a 10,4 casi ogni 1.000 abitanti, con un incremento dell’11% rispetto alla settimana precedente.
Dall’inizio della stagione, le infezioni stimate hanno raggiunto i 3,3 milioni. I bambini sotto i 4 anni risultano i più vulnerabili, con un’incidenza tre volte superiore alla media (33 casi per 1.000), seguiti dai ragazzi tra i 5 e i 14 anni (13 casi per 1.000). Tra gli adulti, i valori oscillano tra 10,9 casi per 1.000 nella fascia 15-24 anni e 5,5 casi per 1.000 tra gli over 65. Tra le Regioni, la Sardegna registra la più alta incidenza (13,08 casi per 1.000), seguita da Campania e Lombardia. Nonostante ciò, l’ISS segnala che in quasi tutte le regioni l’intensità è ancora bassa e in Liguria, Molise, provincia di Trento e Umbria la stagione è sostanzialmente ferma, “a livello basale”.
Le analisi di laboratorio confermano una diffusione crescente dei virus influenzali, soprattutto di tipo A, con predominanza del sottotipo A/H3N2. Tra i 2.088 campioni analizzati, il 20,3% è risultato positivo all’influenza, mentre solo il 4% ha evidenziato Sars-CoV-2 e il 2% il Virus Respiratorio Sinciziale. Tra gli altri virus respiratori più comuni figurano Rhinovirus e virus parainfluenzali. Cresce inoltre l’attenzione per una variante di A/H1N1 caratterizzata dalla mutazione S247N della neuroamidasi, che riduce l’efficacia dell’antivirale oseltamivir.
Uno studio condotto dall’istituto Vall d’Hebron di Barcellona, pubblicato su ECDC, evidenzia che in Catalogna l’11,8% dei campioni di A/H1N1 presenta questa mutazione, “nota da un quindicennio ma finora molto rara”, con trend simili in Francia, Paesi Bassi, Norvegia, Danimarca e Belgio. I ricercatori sottolineano l’urgenza di “un rafforzamento della sorveglianza sull’evoluzione di questi ceppi di virus dell’influenza A/H1N1”.
Influenza Italia, superati i 3,3 milioni di casi: attenzione ai sintomi e come curarsi subito
Sul fronte clinico e preventivo, Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, ricorda all’ANSA: “No agli antibiotici: non servono e fanno solo danni. Limitare integratori, assumere paracetamolo solo con febbre oltre i 38-38,5°C, gli antinfiammatori solo se c’è importante infiammazione delle alte vie respiratorie, riposo, isolamento e mascherina quando occorre”.
L’alimentazione gioca un ruolo chiave: “Le vitamine devono venire dalla dieta, non dagli integratori: frutta, verdura, agrumi”. La soluzione principale resta la vaccinazione: “Il vaccino non è un favore che fate al sistema sanitario, ma a voi stessi. L’influenza non è mai banale”.
I sintomi influenzali si manifestano generalmente 1-4 giorni dopo il contatto con una persona infetta e includono febbre, tosse, mal di gola, raffreddore, stanchezza e dolori muscolari. Nel caso di Covid-19, l’incubazione è più lunga (2-7 giorni) e i sintomi spesso più intensi: febbre, tosse persistente, mal di gola acuto, difficoltà respiratoria, perdita di gusto e olfatto, e disturbi gastrointestinali.
L’ospedale Bambino Gesù spiega che “la presenza di mal di gola molto intenso, tosse insistente, difficoltà respiratoria e sintomi gastrointestinali” orienta verso un’infezione da SARS-CoV-2. Nonostante la circolazione dei virus influenzali sia già significativa, la copertura vaccinale rimane insufficiente: secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, circa il 50% degli over 65 si vaccina, una percentuale stabile ma ancora troppo bassa per proteggere efficacemente i soggetti più a rischio.