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Iran: Esecuzioni di individui legati ad attività separatiste e spionaggio israeliano

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Le recenti esecuzioni in Iran mettono in luce la ferma posizione del paese contro il separatismo e le minacce provenienti da servizi di intelligence stranieri.

In un’azione che evidenzia la crescente tensione all’interno del paese, il governo iraniano ha eseguito sei condanne capitali di individui accusati di condurre attacchi armati nella provincia sud-occidentale di Khuzestan. Questa ondata di esecuzioni è stata annunciata dai mezzi di informazione statali e si inserisce in un contesto più ampio di repressione contro quelli che vengono considerati legami con il regime di Israele, specialmente dopo i conflitti recenti avvenuti nel mese di giugno.

Il sito web della giustizia iraniana, Mizan, ha dichiarato che le condanne a morte sono state eseguite all’alba di sabato. Tuttavia, i dettagli riguardanti l’identità delle persone giustiziate e le circostanze specifiche delle loro condanne rimangono vaghi. Secondo quanto riportato, queste persone sarebbero state coinvolte in una serie di attacchi che hanno portato alla morte di quattro agenti di sicurezza, tra cui due poliziotti e due membri della forza paramilitare Basij, tra il 2018 e il 2019.

Il contesto delle esecuzioni

Le autorità iraniane hanno affermato che gli individui giustiziati erano responsabili di operazioni di sabotaggio e di atti violenti, incluso il collocamento di ordigni esplosivi. Uno dei crimini specifici attribuiti a questi gruppi è stato l’attacco alla stazione di servizio di Khorramshahr. La narrazione ufficiale suggerisce che questi gruppi siano legati a ciò che il governo definisce separatisti e terroristi, spesso associandoli al nemico giurato di Teheran, Israele.

Il caso di Saman Mohammadi

In un caso separato, è stato eseguito il verdetto di condanna a morte di Saman Mohammadi, un combattente curdo, accusato di Moharebeh, ovvero di guerra contro Dio. Arrestato nel 2013, Mohammadi era stato implicato nell’omicidio di un imam durante le preghiere del venerdì nel 2009 a Sanandaj, oltre a essere accusato di rapine e sequestri, inclusa la morte di un soldato di leva.

Un aumento delle esecuzioni in risposta a conflitti recenti

Queste esecuzioni si sono verificate meno di una settimana dopo che le autorità iraniane hanno annunciato l’impiccagione di Bahman Choobiasl, descritto come un importante spia per Israele in Iran. Secondo Mizan, Choobiasl è stato giustiziato per aver incontrato funzionari del Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana, e per il suo coinvolgimento in progetti telecomunicativi considerati sensibili. La Corte Suprema iraniana ha respinto il suo appello, confermando la condanna a morte per corruzione sulla terra.

Questo sviluppo fa parte di una risposta più ampia da parte dell’Iran a una guerra ombrosa che dura da decenni contro Israele, culminata in un conflitto aperto nel giugno scorso. Durante quel conflitto, l’Iran ha subito attacchi aerei mirati, che hanno colpito alti ufficiali militari e scienziati nucleari, oltre a provocare vittime tra i civili. Secondo Amnesty International, le operazioni israeliane durante quel periodo hanno causato la morte di almeno 1.100 persone.

Una repressione crescente

In risposta alla guerra di giugno e alle crescenti proteste sociali riguardanti l’economia e i diritti delle donne, il governo iraniano ha intensificato le sue condanne a morte. Secondo rapporti della Iran Human Rights e del Abdorrahman Boroumand Center for Human Rights in Iran, il numero totale di esecuzioni nel 2025 ha superato le mille, con la possibilità che il dato reale sia ancora più alto, poiché il governo di Teheran non riporta ogni singolo caso.

In base ai dati forniti da organizzazioni per i diritti umani, l’Iran si conferma come il secondo paese al mondo per numero di esecuzioni, superato solo dalla Cina. Le attuali dinamiche mostrano un aumento significativo delle esecuzioni come parte della strategia del governo per mantenere il controllo e dissuadere le opposizioni interne.