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Israele, il percorso di reinserimento per gli ostaggi liberati: tutti i dettagli

ostaggi Israele

Dopo l’accordo tra Israele e Hamas: sostegni economici, alloggi e assistenza sanitaria per gli ostaggi liberati.

Il rilascio degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas segna una tappa cruciale nel complesso scenario del conflitto tra Israele e Gaza. Dopo mesi di negoziati e pressioni diplomatiche internazionali, il ritorno dei cittadini rapiti sarà accompagnato da un articolato pacchetto di sostegno economico, sociale e sanitario, pensato per facilitare il loro reinserimento nella vita quotidiana.

L’accordo raggiunto tra Hamas e Israele, mediato dall’amministrazione statunitense, rappresenta dunque non solo un momento umanitario, ma anche un passo strategico nella stabilizzazione della regione.

Tra ostaggi dispersi e corpi negati: Israele detta i limiti dell’intesa con Hamas

Tre fonti israeliane riportate dalla Cnn hanno indicato che Hamas potrebbe non avere informazioni su almeno una decina di ostaggi deceduti, né essere in grado di recuperarli. Per affrontare la situazione, si prevede la possibile costituzione di una “task force internazionale”, composta da Israele, Stati Uniti, Egitto, Qatar e Turchia, con l’obiettivo di collaborare per rintracciare i resti dei prigionieri nella Striscia di Gaza.

Tel Aviv ha chiarito che Marwan Barghouti, noto leader politico palestinese, non sarà coinvolto nel processo di liberazione di quasi 2.000 prigionieri palestinesi, tra cui 250 condannati all’ergastolo. Israele ha inoltre deciso di non restituire a Hamas i corpi di Yahya Sinwar e di suo fratello Mohammed, al fine di evitare la possibile creazione di un mausoleo in onore del fondatore del braccio armato di Hamas e della mente del massacro del 7 ottobre.

Nel frattempo, come previsto dalla prima fase del piano, Hamas procederà al rilascio di 48 ostaggi israeliani, di cui soltanto 20 risultano vivi, probabilmente entro lunedì. La consegna dei prigionieri avverrà senza cerimonie pubbliche.

Israele, cosa succederà agli ostaggi liberati: sussidi, cure, casa, benefit

Gli ostaggi provenienti dalle aree limitrofe a Gaza potranno usufruire di alloggi alternativi messi a disposizione dall’Autorità per la ricostruzione, mentre chi risiede altrove riceverà un contributo fino a 250.000 shekel (66.270 euro) per l’acquisto di una casa e fino a 150.000 shekel (35.000 euro) per un veicolo, in base alle condizioni di salute e al grado di invalidità.

Il ritorno in Israele avverrà tramite un’unità speciale delle forze armate che prenderà in consegna gli ostaggi dalla Croce Rossa all’interno della Striscia, trasportandoli poi in centri di accoglienza e ospedali. Parallelamente, i corpi dei prigionieri deceduti saranno recuperati e trasferiti oltre confine per l’identificazione forense, con la possibile partecipazione di una task force internazionale. L’intero processo rientra nel piano denominato “Ritorno al loro confine”, concepito per garantire la sicurezza e l’assistenza immediata agli ostaggi liberati, evitando cerimonie pubbliche o esposizioni mediatiche, come accaduto in passato.

Gli ostaggi israeliani rilasciati da Hamas riceveranno un pacchetto di supporto economico e sociale una volta tornati in patria. Il governo israeliano ha previsto un contributo iniziale di circa 60.000 shekel (15.900 euro), erogato tramite una combinazione di carta prepagata e pagamento in contanti. Oltre a questo importo una tantum, gli ex prigionieri beneficeranno di una pensione mensile a vita di circa 9.000 shekel (2.100 euro).

Sarà inoltre garantita l’assistenza sanitaria completa per un anno, comprese terapie di medicina alternativa fino a 6.000 shekel (1.590 euro), e il sostegno psicologico necessario per favorire il reinserimento nella società. L’erogazione dei sussidi sarà coordinata dall’Istituto nazionale di previdenza e dal Ministero della Difesa per i militari.