Argomenti trattati
Il Giappone si trova di fronte a una svolta cruciale con la riattivazione della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più grande del pianeta. Questa decisione arriva a oltre 15 anni dal disastro di Fukushima, che ha segnato un punto di non ritorno nella percezione pubblica della sicurezza nucleare nel paese.
La votazione da parte del governo locale di Niigata ha dato l’ok alla parziale riattivazione della centrale, un passo significativo nel ripristino della fiducia nella produzione di energia nucleare.
Nonostante il sostegno di alcuni politici, l’opinione pubblica rimane divisa, con molte persone che esprimono preoccupazioni riguardo alla sicurezza e ai rischi associati.
Il contesto della riattivazione
La centrale di Kashiwazaki-Kariwa è stata chiusa nel 2011 dopo il catastrofico terremoto e tsunami che ha colpito Fukushima, provocando un incidente nucleare di proporzioni inimmaginabili. Da allora, il Giappone ha spento tutti i suoi 54 reattori nucleari, cercando di ridurre la dipendenza da questa fonte di energia. Tuttavia, le crescenti esigenze energetiche e l’alto costo delle importazioni di combustibili fossili hanno costretto il governo a riconsiderare la sua posizione.
Il ruolo di TEPCO
La Tokyo Electric Power Company (TEPCO), che gestisce la centrale di Kashiwazaki-Kariwa, sta ora pianificando la riattivazione del primo dei sette reattori. Si prevede che questo reattore possa aumentare l’offerta di energia elettrica nella regione di Tokyo di circa il 2%, un contributo significativo alla rete elettrica nipponica.
Le reazioni della comunità locale
Nonostante i potenziali benefici economici, tra cui la creazione di nuovi posti di lavoro e una diminuzione delle bollette energetiche, la comunità di Niigata rimane scettica. Un sondaggio ha rivelato che circa il 60% dei residenti è contrario alla riattivazione della centrale. Molti temono che un altro incidente possa verificarsi e ricordano i tragici eventi del 2011.
Le voci del dissenso
Proteste sono state organizzate da attivisti locali, tra cui Ayako Oga, una contadina e attivista contro il nucleare, che ha vissuto in prima persona le conseguenze dello incidenti nucleari. Oga, che ha lasciato la sua casa nel raggio di 20 km dalla centrale di Fukushima, ha dichiarato: “Non possiamo ignorare i rischi associati alla produzione di energia nucleare”. La sua testimonianza evidenzia come il trauma del passato continui a influenzare le decisioni attuali.
Il futuro dell’energia in Giappone
Il nuovo Primo Ministro Sanae Takaichi, insediatosi recentemente, sostiene fortemente la riattivazione delle centrali nucleari per garantire un’adeguata sicurezza energetica e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili importati, il Giappone ha speso oltre 10,7 trilioni di yen (circa 68 miliardi di dollari) per l’importazione di gas naturale liquefatto e carbone, una cifra che rappresenta una parte considerevole dei costi totali di importazione del paese.
Il ripristino dell’energia nucleare è quindi visto non solo come un’opzione per soddisfare la crescente domanda energetica, ma anche come una strategia per affrontare le sfide legate ai cambiamenti climatici. Tuttavia, la strada da percorrere sarà lunga e irta di ostacoli, con la necessità di bilanciare le esigenze energetiche con la sicurezza e la fiducia della popolazione.