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"La vita qui non esiste": le voci della disperazione a Gaza City

Gaza, 6 nov. (askanews) – Nelle scuole dell’Unwra a Gaza City migliaia di sfollati vivono in condizioni sempre più precarie. Secondo l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, oltre 75.000 persone sono ammassate in più di cento strutture trasformate in rifugi di emergenza. Tende sovraffollate, assenza di acqua potabile, cibo e servizi igienici: una quotidianità ormai al limite della sopravvivenza.

“Chiediamo che l’UNRWA, le Nazioni Unite e i Paesi del mondo ci forniscano un rifugio, sicurezza e tende dove poter vivere – dice Huda Abu Awda, sfollata da Beit Lahia -. Viviamo in quindici dentro una tenda, senza materassi, senza coperte, senza cibo né acqua, niente di niente. Quella che le persone chiamano vita, qui non esiste. Non possiamo permetterci neppure un po’ di cibo, non abbiamo soldi per comprare acqua, cibo, vestiti per i bambini o coperte per coprirli. Ci manca tutto. Non abbiamo più case, né figli, né un posto dove vivere”.

“In una sola tenda sono costrette a convivere tre o quattro famiglie. Non c’è nulla che ci protegga – afferma Umm Muhammad Abu Awda, sfollata da Beit Lahia – Non ci sono tende sufficienti per mettere al riparo noi e i nostri bambini. L’inverno si avvicina e chiediamo aiuto all’UNRWA: non possiamo comprare vestiti per i nostri figli né provvedere ai loro bisogni. La vita qui non esiste. Non si può chiamare vita. Non riusciamo a vivere: non ci sono servizi igienici, non c’è pulizia, qui non c’è niente”.