La terza serata del Festival di Sanremo in pillole

La terza serata del Festival di Sanremo l'ha accesa una perfomance indimenticabile di Ornella Vanoni. Bene i 12 in gara, luci e ombre per i conduttori

Ci voleva un fiore.

Bisio lo aveva detto in conferenza stampa “Vedrete stasera cosa faremo in coppia io e Virginia”. Aspettativa troppo alta. Se il ritorno sul palco dell’Ariston di Michelle Hunziker lo aveva rivitalizzato dopo la prima sera, il duetto con Virginia Raffaele smuove poco i due comici da quell’imbarazzo iniziale dimostrato all’esordio televisivo della kermesse. Senza alcun indugio, lo sketch del grammofono è stato il migliore.

La terza serata del Festival di Sanremo ha un carico musicale diverso dalle precedenti: se nel martedì sanremese la sinergia tra musica e intervalli comici è stata scandita dal ticchettio di un orologio svizzero, la seconda dozzina dei cantanti in gara non ha apportato il giusto ritmo, non ha caricato: eccezion fatta per quattro dodicesimi (Mahmood, Ultimo, Motta e i Boomdabash).

Il vero show non è degli artisti in gara

Ospiti musicali sublimi per il pubblico: Venditti ci riporta (come sempre) agli esami di maturità, Alessandra Amoroso cattura gli occhi di milioni di spettatori sfoggiando un outfit mozzafiato. Quello della Vanoni poi, è lo show che alza il livello di intrattenimento di questa serata: dalle gaffe in tandem con la Raffaele fino al saluto con Patty Pravo e poi il gran finale “Volevo dire alla Rai che sono qui aggratis”.

Tutto improvvisamente meraviglioso, anche l’invasione di palco Fausto Leali “Questo festival è truccato! Vincerà Fausto Leali”.

Raf e Umberto Tozzi sono un grande ritorno al passato, Cevoli una dolce presenza comica (sembra di guardare Zelig), al contrario l’incursione di Fabio Rovazzi nella gag dell’inseguimento con Bisio è la prova che Claudio Baglioni ha voluto veramente seguire il consiglio di Pio e Amedeo “Perché avere Rovazzi accanto è un po’ come il botulino, ringiovanisce”.

Peccato che si veda, come il botox, posticcio. Ebbene si, ci voleva un fiore ma c’è stato Andiamo a Comandare.