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Nel mese di novembre, l’Ucraina ha registrato un numero senza precedenti di attacchi aerei contro le raffinerie di petrolio russe, con almeno 14 droni lanciati in un solo mese. Questa escalation fa parte di una strategia più ampia di Kiev per minare le entrate energetiche di Mosca, fondamentali per il suo sforzo bellico.
Obiettivi degli attacchi
Tra le strutture colpite, si è particolarmente distinta la raffineria Afipsky, ubicata nei pressi di Krasnodar. Questa è una delle più grandi del sud della Russia e ha una capacità annuale di 9,1 milioni di tonnellate. La raffineria aveva già subito danni in un attacco precedente lo scorso settembre.
Danni alle infrastrutture energetiche
Un impianto di Rosneft a Ryazan è rimasto inattivo da metà novembre. Questo stabilimento, che rappresenta quasi la metà della capacità totale di lavorazione di 17,1 milioni di tonnellate all’anno, ha subito danni alla sua unità principale a causa di un attacco aereo. Anche la raffineria di Lukoil a Volgograd ha sospeso temporaneamente le operazioni, a seguito di un attacco che ha compromesso circa il 20% della sua capacità di 13,7 milioni di tonnellate annue.
Inoltre, la raffineria di Orsknefteorgsintez, situata nella regione di Orenburg, è stata colpita, nonostante si trovi a 1.400 chilometri dall’Ucraina. Questi attacchi hanno avuto un impatto significativo, riducendo la capacità di raffinazione russa a circa 5 milioni di barili al giorno, rispetto ai 5,3-5,5 milioni di barili tipicamente lavorati a fine autunno.
Impatto sulle esportazioni e reazioni
Oltre agli attacchi alle raffinerie, l’Ucraina ha condotto quattro attacchi contro strutture di gestione del petrolio nei porti del Mar Nero. Queste azioni hanno causato ritardi nei carichi di greggio, con il porto di Novorossiysk che ha subito danni significativi, complicando ulteriormente le operazioni di esportazione.
Attacchi ai trasporti marittimi
Negli ultimi giorni di novembre, le forze ucraine hanno preso di mira due petroliere sanzionate nel Mar Nero. Un’altra nave carica di gasolio russo è stata colpita da esplosioni al largo della costa del Senegal. Questi eventi segnalano una strategia più ampia da parte di Kiev per interferire con le operazioni marittime russe e ridurre le entrate derivanti dalle esportazioni di energia.
Risposta e sanzioni
Il presidente ucraino Zelensky ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia, in coordinamento con gli Stati Uniti, mirate a colpire il settore energetico. Sono state imposte restrizioni a 26 entità legate all’industria energetica russa, tra cui le note aziende Rosneft e Lukoil. Queste sanzioni sono progettate per ridurre significativamente la produzione di petrolio della Russia, che rappresenta circa il 55% delle sue esportazioni.
Inoltre, sono state imposte sanzioni a individui e aziende coinvolte nella produzione di droni russi, inclusi i legami con il centro Rubicon, noto per lo sviluppo di nuove armi. Questo approccio dimostra l’impegno dell’Ucraina nel contrastare non solo le operazioni su terra, ma anche le capacità aeree e marittime della Russia.
In un contesto di crescenti tensioni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto recenti colloqui con il suo omologo finlandese. L’obiettivo è coordinare le posizioni diplomatiche in vista dei prossimi negoziati con gli Stati Uniti. La situazione rimane critica, caratterizzata da un aumento delle ostilità e dal continuo sviluppo di strategie volte a contenere l’influenza russa nella regione.