Roma, 3 set. (Adnkronos) – "Nella memoria civile degli italiani il 3 settembre rappresenta una di quelle date nella quale si consumò la sconfitta dello Stato: il generale Dalla Chiesa fu ucciso crivellato da colpi di Kalashnikov sparati dalla mafia. Con lui, nel sacrificio supremo caddero la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo.
Come prefetto di Palermo, il generale Dalla Chiesa aveva dato uno slancio vigoroso alla lotta alla mafia, inaugurando metodi d'indagine innovativi. Quel giorno la sua vita fu stroncata dai nemici della legge, da chi voleva creare l'anti-Stato con la forza brutale della violenza e del ricatto. Da quel giorno tutti gli italiani perbene si sentirono più soli e sotto attacco. Seguirono ulteriori terribili attentati. Ma furono 'gli ultim fuochi' di una guerra nella quale si riunirono tutte le forze sane della Nazione, a cominciare dalla Sicilia, per contrastare il terrorismo mafioso". Lo afferma Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d'Italia e vicepresidente della Camera.
"Di questo trentennio disseminato di vite spezzate, resta vivo l'esempio imperituro e l'orizzonte etico -aggiunge- verso cui i nostri occhi, e quello delle future generazioni, devono guardare, consapevoli che il Sud non è ancora libero dalla mafia e fatica a progredire per la sua capacità di rigenerarsi con nuovi strumenti tecnologici e la medesima logica oppressiva della sottomissione. Ricordare il generale Dalla Chiesa significa confermare l’impegno solenne a debellare tutte le mafie e far vincere lo Stato su ogni forma di illegalità".