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Incendio a Milano, donna muore tentando di scappare: parla il compagno indagato

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Michael Pereira, 45 anni, è indagato per omicidio volontario e incendio doloso nella morte della compagna a Milano. Ecco le sue prime parole.

A Milano, un drammatico episodio ha scosso la città: una donna è morta tentando di fuggire da un incendio divampato nel suo appartamento. Il compagno della vittima, Michael Pereira, è indagato con gravi accuse di omicidio volontario aggravato e incendio doloso. Mentre emergono i dettagli della tragedia, le autorità cercano di ricostruire cosa sia accaduto quella notte, tra le fiamme e la disperata fuga della donna.

Milano, uomo fermato per incendio doloso: Pm evidenza false versioni

L’uomo, Michael Pereira, è stato fermato perché, secondo quanto riportato dalla Pm Ripamonti, non ha mostrato alcuna forma di dolore o ancor meno resipiscenza. Nel corso delle indagini, avrebbe modificato più volte la sua versione, fornendo false informazioni riguardo all’orario di uscita dall’abitazione, negando l’esistenza di liti con la compagna e sostenendo cause alternative dell’incendio, come un presunto malfunzionamento della caldaia, poi risultato invece regolare.

Inoltre, dai rilievi effettuati dal Nucleo Investigativo Antincendi (Nia) dei vigili del fuoco è emersa la presenza di sostanze acceleranti la combustione in almeno due punti dell’appartamento: nel soggiorno, vicino alla porta d’ingresso, e nella camera da letto.

Milano, donna muore cercando di salvarsi dall’incendio: la versione del compagno indagato

“Io e Sueli abbiamo discusso: lei era arrabbiata con me perché voleva che la raggiungessi a letto anziché bere, io mi sono innervosito, ho fumato una sigaretta e un istante prima di uscire l’ho gettata sul tappeto che era davanti al divano. Lei era maniaca della pulizia, volevo solo farle un dispetto, non pensavo che avrei provocato un incendio. Preciso che lei puliva il tappeto e il divano con alcol ed ammoniaca”.

Secondo la Pm Maura Ripamonti, Pereira avrebbe così riconosciuto una sua responsabilità nell’incendio colposo, pur negando di aver voluto causare la morte della compagna, dichiarando di essere profondamente dispiaciuto. Tuttavia, questo sentimento di dispiacere non risulterebbe evidente né nel verbale dell’interrogatorio né nella videoregistrazione dello stesso.

La versione fornita dal 45enne non ha convinto gli inquirenti: durante le audizioni, prima come testimone e poi come indagato, ha modificato più volte la sua versione dei fatti. La Procura sostiene che sia impossibile che l’incendio, parzialmente documentato da video e fotografie, si sia sviluppato secondo la dinamica descritta dall’uomo.