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Testimonianze choc in aula: il colonnello dell’Accademia di Modena sotto processo

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Accademia militare di Modena, il colonnello accusato di abusi e vessazioni sui sottoposti: le testimonianze in aula.

Il mondo militare è tradizionalmente associato a disciplina, rigore e rispetto delle gerarchie, ma non sempre queste qualità si traducono in un ambiente sicuro per chi vi lavora. Recenti vicende hanno portato alla luce episodi di presunti abusi e molestie all’interno dell’Accademia militare di Modena, dove alcuni sottoposti hanno accusato e denunciato comportamenti vessatori e intimidatori da parte di un colonnello.

Le testimonianze raccontano di pressioni psicologiche, compiti umilianti e commenti sessisti che avrebbero segnato profondamente la vita personale e professionale delle vittime, rivelando un lato oscuro di un’istituzione che dovrebbe invece garantire tutela e formazione.

Modena, il colonnello Giampaolo Cati accusato dalle allieve

Undici sottoposti del Centro ippico dell’Accademia militare di Modena hanno denunciato presunti comportamenti illeciti del tenente colonnello Giampaolo Cati, 46 anni, accusato di molestie, violenza privata e abuso di autorità. Le testimonianze raccontano un contesto in cui la paura e la pressione psicologica avrebbero dominato le giornate dei militari, creando un ambiente tossico e degradante. Tra le vittime, quattro donne, tra cui V., 25 anni all’epoca dei fatti, che ha descritto come gli abusi abbiano compromesso profondamente le sue aspirazioni professionali e la sua vita personale.

Modena, il colonnello Giampaolo Cati accusato dalle allieve: il racconto delle vittime

Le testimonianze in aula hanno ricostruito un quadro di vessazioni continue. V. ha raccontato episodi di umiliazione, commenti sessisti sul corpo e imposizioni umilianti, come pulire i genitali dei cavalli a mani nude o spazzare il selciato mettendo sassolini in sacchetti. La giovane ha spiegato come fosse costretta a mostrarsi obbediente per evitare punizioni peggiori, mentre internamente soffriva e piangeva in privato. Altri sottoposti hanno confermato minacce, insulti e paragoni degradanti con gli animali, oltre a un clima di ansia, insonnia e tachicardia.

“Cati mi ha rovinato l’esistenza, mi usava, mi offendeva. Mi chiedeva di spazzare e diceva guarda che scopatrice, mi fotografava, commentava in continuazione il mio aspetto fisico, il mio sedere. Diceva ti sdrumo, ti faccio mangiare la sabbia. E io obbedivo perché vivevo il terrore psicologico, avevo paura di essere punita, sorridevo quasi a comando… Sì colonnello, sta bene colonnello… lo assecondavo. Ma quando uscivo, piangevo”.

Un ruolo chiave è stato quello del colonnello Giuseppe Manzi, che ha ascoltato V. e avviato le segnalazioni formali. L’imputato, difeso dagli avvocati Guido Sola e Francesca Romana Pellegrini, ha scelto per ora di non parlare, sostenendo di aver sempre operato correttamente. Il processo, con giudizio immediato, vede coinvolti anche il sindacato dei militari e l’Accademia stessa come parti civili, chiamati a valutare l’impatto sull’immagine dell’istituzione.