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Il mistero sulla morte di Mario Biondo: dodici anni dopo emergono nuove ipotesi

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Morte di Mario Biondo: nuove prove e incongruenze riportano il caso sotto i riflettori. La decisione del Tribunale spagnolo.

Dodici anni dopo la tragica morte di Mario Biondo, il cameraman italiano trovato impiccato nella sua casa di Madrid, la vicenda potrebbe finalmente aprire a una svolta. Per la prima volta, un Tribunale spagnolo ha riconosciuto che il decesso potrebbe non essere stato un suicidio, confermando in parte le conclusioni già avanzate nel 2022 dal Tribunale di Palermo.

La famiglia Biondo, da sempre convinta che dietro la morte del figlio ci fosse qualcosa di più di un gesto volontario, vede ora aprirsi la possibilità di ulteriori approfondimenti legali.

Morte Mario Biondo: la vicenda giudiziaria e il ruolo della docuserie

Fin dall’inizio, la famiglia Biondo ha contestato la conclusione ufficiale di suicidio. Nel 2022 il gip di Palermo, Nicola Aniello, aveva archiviato l’inchiesta per decorrenza dei termini, senza però escludere la possibilità dell’omicidio. Secondo il giudice, gli elementi raccolti avrebbero indicato una possibile messinscena volta a coprire un delitto. La vicenda è tornata sotto i riflettori grazie alla docuserie Netflix “Le ultime ore di Mario Biondo”, che ha riacceso l’attenzione pubblica e mediatica sul caso.

Lo studio legale Vosseler, insieme all’avvocato Leire Lopez e ai genitori di Mario, Pippo e Santina Biondo, ha programmato una conferenza stampa a Barcellona per presentare tutti i dettagli della vicenda e della recente decisione giudiziaria. Come sottolineato dallo studio, “il Tribunale sottolinea che nel momento del ritrovamento del cadavere, nell’immediatezza dei fatti, si sarebbero dovute sviluppare attività investigative… che non sono state fatte, confermando la necessità di proseguire nella ricerca della verità.

L’ipotesi che il decesso possa essere stato un omicidio mascherato da suicidio, già emersa in Italia, trova così un primo riconoscimento ufficiale anche in Spagna, aprendo la strada a ulteriori sviluppi legali.

Dodici anni dopo, la morte di Mario Biondo potrebbe non essere un suicidio: gli ultimi sviluppi

Dodici anni dopo la morte di Mario Biondo, avvenuta il 30 maggio 2013 nella sua abitazione di Madrid, l’Audiencia Provinciale spagnola ha riconosciuto per la prima volta che il decesso del cameraman potrebbe non essere stato un suicidio. L’uomo, marito della presentatrice Raquel Sanchez Silva, era stato trovato impiccato a una libreria nella casa della coppia, mentre la moglie si trovava nella sua città natale, Plasencia, in Estremadura.

Le autorità spagnole avevano inizialmente archiviato il caso come suicidio, confermando la chiusura anche attraverso un giudice istruttore. Tuttavia, nel maggio 2023 lo studio legale Vosseler ha presentato una denuncia al Tribunale di Madrid, evidenziando “contraddizioni e mancanza di coerenza” tra le prove raccolte e la tesi del suicidio, basandosi sulla risoluzione del Tribunale di Palermo dell’agosto 2022, che indicava come “probabile” l’ipotesi dell’omicidio.

Il provvedimento spagnolo sottolinea che si apporta per la prima volta una denuncia contro determinate persone, con numerose prove periziali e una copia di una sentenza giudiziaria da cui sembrano derivare indicazioni che la morte di Biondo non sia stata suicida”. Nonostante ciò, i magistrati hanno respinto l’appello dei familiari, ritenendo che il caso “è passato in giudicato“.

Lo studio legale ha spiegato che, al momento del ritrovamento del corpo, non sono state eseguite alcune attività investigative fondamentali, come intercettazioni ambientali o telefoniche, e acquisizioni di perquisizioni, che con il tempo trascorso non potevano più essere sviluppate dalle autorità italiane. La decisione lascia aperta la possibilità di un ricorso al Tribunale costituzionale spagnolo e, parallelamente, lo studio legale presenterà una richiesta di responsabilità patrimoniale dell’Amministrazione di giustizia per la “evidente mala pratica nell’inchiesta, nell’autopsia e nella decisione finale di archiviare il caso”.