A Paviole, frazione di Canaro in provincia di Rovigo, una tragedia silenziosa ha scosso la comunità: la famiglia Balanuta è stata trovata morta nel proprio letto, vittima di un avvelenamento da monossido di carbonio. Nicolae, Elena e la figlia Alina, rispettivamente di 51, 47 e 28 anni, sono passati dal sonno alla morte senza alcun segnale di allarme, in una casa modesta ma curata, tra campagna e golena.
Morti per monossido a Rovigo: il ritratto della famiglia Balanuta
Nicolae, 51 anni, la moglie Elena, 47, e la figlia Alina, 28, sono stati trovati morti nel loro letto, vittime di un avvelenamento da monossido di carbonio provocato da un collegamento artigianale al gas. Nessuno ha potuto salvarli: il passaggio dal sonno alla morte è stato silenzioso e improvviso. La scoperta è avvenuta nella notte tra mercoledì e giovedì, dopo giorni di telefonate senza risposta e di assenze ingiustificate dal lavoro.
A dare l’allarme è stato proprio il datore di lavoro di Nicolae, preoccupato per la mancata presenza del dipendente nei turni notturni. I carabinieri e i vigili del fuoco, forzando la porta chiusa dall’interno, hanno trovato una scena straziante: i tre corpi ancora in pigiama a letto, accanto a loro il gatto, tutti morti da cinque giorni.
L’analisi dei vigili del fuoco ha rivelato alte concentrazioni di monossido di carbonio, generato probabilmente da bombole di metano collegate in modo non sicuro e da una stufa a pellet utilizzata per il riscaldamento.
Rovigo, morti per monossido: chi erano i membri della famiglia Balanuta
Nicolae, Elena e Alina Balanuta formavano una famiglia unita e riservata, arrivata in Italia circa vent’anni fa dalla Moldavia e ben integrata nella comunità locale. Nicolae, 51 anni, lavorava con turni notturni in un’azienda di imballaggio rifiuti del Ferrarese, mentre Elena, 47 anni, gestiva la casa e si dedicava a lavori di pulizia saltuari. La figlia Alina, 28 anni, aveva già ottenuto la cittadinanza italiana nel 2023 e stava per iniziare un lavoro ad Amazon Castelguglielmo, desiderosa di contribuire al sostegno della famiglia.
“Era felice – ricordano i vicini – diceva che finalmente poteva aiutare i genitori“. La famiglia si era trasferita in Polesine nel 2019, lasciando il Ferrarese per vivere in una zona più tranquilla e meno costosa, e avevano comprato e ristrutturato con cura la loro casa.
Chi li conosceva li descrive come persone gentili, laboriose e rispettose, amiche di altre famiglie straniere del paese e profondamente radicate nella comunità locale.