Un dramma insostenibile ha colpito la comunità di Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, dove la vita di Sharon Verzeni, una giovane barista di 33 anni, è stata spezzata in un modo brutale e inspiegabile. Il pubblico ministero Emanuele Marchisio ha recentemente richiesto l’ergastolo per Moussa Sangare, un uomo di 30 anni accusato di aver assassinato Sharon la notte tra il 29 e il 30 luglio, in via Castegnate.
Questo delitto ha sollevato interrogativi profondi e ha fatto emergere la sofferenza di una famiglia distrutta e di una comunità in lutto. Durante la requisitoria, il pm ha sottolineato l’assurdità del crimine, descrivendo l’atto come una vita tolta per motivi futili, un vero e proprio capriccio.
Il contesto dell’omicidio
Sharon Verzeni, quella fatidica notte, aveva deciso di uscire di casa per una passeggiata, senza sapere che sarebbe stata vittima di un attacco mortale. Circa 50 minuti dopo essere uscita, è stata colpita da quattro coltellate che le sono costate la vita poco dopo il suo arrivo all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. L’omicidio è avvenuto in un contesto di estrema vulnerabilità, dato che la donna si trovava da sola in strada.
Il 30 agosto, Moussa Sangare è stato arrestato. Inizialmente, ha confessato il delitto, descrivendo un raptus di follia: “Ho visto Sharon e l’ho uccisa senza sapere perché”. Tuttavia, successivamente ha ritrattato, affermando di aver assistito a una lite tra Sharon e un uomo e di essere fuggito per paura. Questa versione è stata giudicata poco credibile dal pm.
Le aggravanti nel caso
Nel corso della requisitoria, il pm ha messo in luce diverse aggravanti che rendono il caso di una gravità eccezionale. Tra queste spiccano la premeditazione, la minorata difesa della vittima e l’aggravante di futili motivi. Marchisio ha evidenziato che Moussa Sangare non ha mai mostrato segni di pentimento, definendolo un atto di vigliaccheria e sottolineando come l’imputato fosse già stato condannato in passato per atti di violenza nei confronti di familiari.
Il processo e le testimonianze
Il processo ha visto la presenza costante dei familiari di Sharon Verzeni in aula, tra cui i genitori e il compagno, Sergio Ruocco. Durante il dibattimento, il pm ha esposto prove e testimonianze, inclusi filmati di videosorveglianza che hanno documentato i momenti precedenti e successivi all’omicidio. Le immagini, analizzate dai carabinieri, hanno fornito un quadro dettagliato delle azioni di Sangare e della sua fuga.
Marchisio ha descritto il delitto come un atto compiuto in un momento di noia, un piacere malsano nel colpire una persona indifesa. L’avvocato difensore di Sangare avrà l’opportunità di presentare le proprie argomentazioni il 12 gennaio, mentre la sentenza finale sarà pronunciata il 19 gennaio.
La richiesta di ergastolo rappresenta non solo una conseguenza legale, ma anche un atto di giustizia per una vita spezzata in modo insensato, e un monito per una società che deve affrontare la violenza di genere con la massima serietà.