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La pasta, a prescindere che sia lunga o corta, liscia o rigata, non è assolutamente un alimento che si usa o che si può consumare con le mani.
Beh, potrebbe forse essere divertente e ci farebbe risparmiare un bel po’ di tempo per il lavaggio di piatti e posate. Senza dimenticare il famoso “finger food”, cibo ormai di grande tendenza. Ma gli spaghetti al pomodoro non si prestano sicuramente a qualcisa del genere, la ricetta che vi proponiamo oggi, invece, farà proprio al caso vostro. E solo nel caso vogliate sporcarvi le dita.
Cosa vi serve (6 persone)
- 200 g di spaghetti
- 4 cucchiai di panna da cucina
- 50 g di speck tagliato a dadini
- 1 spicchio d’aglio tritato
- 60 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
- sale
- pepe
- 2 uova medie
- 10 g di prezzemolo fresco sminuzzato
- 4 cucchiai di pangrattato
Come procedere
1.Cuocete gli spaghetti in abbondante acqua salata, scolateli che siano ancora al dente e rimetteteli in pentola.
2.Aggiungete, tutti insieme, la panna, lo speck, l’aglio triturato, il pepe, i 50 g di Parmigiano grattugiato, entrambe le uova e, infine, il prezzemolo sminuzzato.
3.Tenete il composto sul fuoco, a fiamma bassa e mescolate fino a quando le uova e la panna non incominceranno ad amalgamarsi.
4.Servendovi di una forchetta e di un cucchiaio, arrotolate gli spaghetti, creando 6 veri e propri nidi. Infine, adagiateli su una teglia da forno. Spolverate la pasta con il pangrattato e con il resto del Parmigiano.
5.Infine, terminate la preparazione cuocendo in forno a 200 °C per 15 minuti.
Se volete essere davvero sicuri che i vostri nidi mantengano la loro forma, potete servirvi anche di uno stampo per muffin. Naturalmente, per rendere ancora più sfizioso questo piatto è anche possibile abbondare maggiormente con il formaggio, ingrediente che legherà meglio tuttti gli altri.
Le origini della “carbonara”
Le origini del piatto sono, ad oggi, ancora incerte. E diverse sono le ipotesi in merito.
Secondo la tesi americana, sembrerebbe che, nel corso della Seconda guerra mondiale, i soldati americani in Italia, combinarono gli ingredienti a loro conosciuti e che riuscivano facilmente a reperire: uova, pancetta e spaghetti.
La tesi abruzzese, invece, sostiene che il piatto sarebbe stato inventato dai carbonai. Questi lo preparavano usando ingredienti di facile reperibilità e conservazione. Inoltre, per realizzare la carbonella, era necessario sorvegliare la carbonaia per un tempo lungo. Ecco perché era importante avere con sé i viveri necessari.
La tesi più accreditata e documentata, però, è quella napoletana. In questo tipo di cucina, infatti, è l’unica tra le cucine regionali italiane a condire alcune pietanze, con tecnica e ingredienti identici a quelli della carbonara, ovvero nell’aggiunta, in post-cottura, di uno sbattuto di uova, formaggio, e pepe.
E fuori dall’Italia?
Al di fuori dei confini italiani, e soprattutto in Francia e Germania, esistono discutibili preparati liofilizzati all’aroma di carbonara. In Gran Bretagna, invece, l’uovo viene spesso sostituito da besciamella. In Giappone, si aggiunge la panna e non è presente il pecorino. In Spagna, infine, si utilizza, oltre alla panna e al Parmigiano, anche cipolla e champignons; e si va a sostituire il guanciale con la più economica pancetta.