Parla il padre di Francesco Pio: “Ergastolo a chi lo ha ammazzato”

Un colpo di pistola che non era diretto a lui ma ad un altro giovane, parla il padre di Francesco Pio: “Ergastolo a chi lo ha ammazzato”

Parla il padre di Francesco Pio Maimone, il 18enne ucciso nella notte tra domenica e lunedì nella zona degli chalet di Mergellina: “Ergastolo a chi lo ha ammazzato”.

Antonio non si dà pace e chiede che la giustizia per la morte del figlio sia veloce e certa: “Non venti anni di carcere, chiediamo giustizia: chi ha ucciso Francesco Pio non deve uscire mai più dal carcere“. Intanto nella giornata di Ieri a a Pianura, vicino Napoli, centinaia di giovani sono scesi in strada. Erano tutti intenti in una fiaccolata tra le case gialle di via Josè Maria Escrivà.

L’omicidio di Francesco Pio ha innescato un fermo a carico di un 19enne di Barra.

Parla il padre di Francesco Pio: “Ergastolo”

A parere della procura il giovane sarebbe legato a contesti di criminalità organizzata e in particolare al clan Cuccaro, attivo nel quartiere di Napoli Est. Proprio lui, secondo l’accusa, avrebbe sparato per una discussione tra giovani. Pare che un altro ragazzo del Rione Traiano, avrebbe sporcato una scarpa del 19enne, pare con un pestone sul piede.

La reazione armata aveva poi fatto si che uno dei proietti centrasse l’incolpevole Francesco Pio.

Fermato il presunto killer del giovane

Il presunto killer è stato rintracciato dalla squadra mobile a Ponticelli nell’abitazione di conoscenti. Intanto l’esame autoptico sulla salma di Francesco Pio Maimone è previsto oggi. Ha detto il padre e Fanpage: “Noi vogliamo giustizia, chiediamo il fine pena mai per questa persona. Mio figlio era un semplice rider, consegnava le pizze a domicilio e aveva il sogno di aprirsi un’attività tutta sua.

Aveva compiuto 18 anni a settembre. Lui era un esempio di Napoli, che oggi rappresenta tutte queste persone che oggi ci stanno onorando della loro presenza. Se tutte queste persone oggi sono qui significa che mio figlio si faceva voler bene dal mondo intero”. E in chiosa: “A Pianura, al Vomero, a Napoli centro ci sono molti casi come quello di mio figlio. Potremmo fare un’associazione, per lanciare un messaggio a tutti i giovani, per dire loro che oggi devono lavorare, perché la malavita non li porta su nessuna strada”.