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Politica e dolore: opportunismo o giustizia sociale?

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Un'analisi provocatoria sull'uso politico del lutto e le sue implicazioni nella società odierna.

Quando la politica si intreccia con il dolore umano, il confine tra opportunità e opportunismo diventa labile. Recentemente, Matteo Salvini ha giustificato la candidatura di Daniela Di Maggio, madre di Giovanbattista Cutolo, ucciso a Napoli due anni fa, con un’affermazione che fa riflettere: “Dobbiamo evitare che ci siano altri Giogiò”. Ma ci si deve chiedere: stiamo davvero parlando di giustizia sociale o piuttosto di un calcolo elettorale?

Il contesto della tragedia

Il 31 agosto di due anni fa, Giovanbattista Cutolo, noto come Giogiò, è stato assassinato per aver difeso un amico in una lite apparentemente banale. Il suo assassino, un ragazzo di soli 16 anni, ha messo in luce un problema grave e radicato nella nostra società: la violenza giovanile. Ma, diciamoci la verità: la cosa più difficile da affrontare è la reazione della politica di fronte a tali eventi tragici.

La realtà è meno politically correct: ogni volta che un giovane perde la vita in queste circostanze, la politica si mobilita. Tuttavia, spesso si tratta più di un’opportunità per guadagnare consensi che di un vero interesse per la prevenzione della violenza. Le statistiche parlano chiaro: nel solo 2022, i reati giovanili sono aumentati del 30%, eppure le misure concrete per affrontare questo fenomeno sono praticamente assenti. È facile indignarsi quando il dolore tocca le porte di casa, ma cosa si fa realmente per prevenire che altri giovani paghino il prezzo della violenza?

Il rischio di strumentalizzare il lutto

Salvini ha portato in campagna elettorale il lutto di una madre, e questo è, a dir poco, inquietante. La candidatura di Daniela Di Maggio può sembrare un gesto nobile, un modo per dare voce a chi ha sofferto. Ma, so che non è popolare dirlo, questa è una mossa che rischia di trasformare la tragedia in un semplice slogan elettorale. È la stessa strategia che abbiamo visto in passato: utilizzare il dolore per garantirsi un pacchetto di voti.

Non si tratta di negare il diritto di una madre di cercare giustizia; si parla della responsabilità della politica nel trattare questi temi. La vera sfida sarebbe quella di trasformare il lutto in un’opportunità per riflessioni profonde e azioni concrete, piuttosto che in un mero strumento di propaganda. La società ha bisogno di politici che propongano soluzioni sostenibili, non di meri portavoce del dolore altrui.

Conclusioni provocatorie: oltre il dolore, una vera riforma sociale

In conclusione, il dolore non dovrebbe mai essere strumentalizzato per fini politici. Le tragedie come quella di Giovanbattista Cutolo devono spingerci a riflettere sulla nostra società, sulle sue dinamiche e sulle sue responsabilità. È fondamentale andare oltre il pietismo e chiedere una vera riforma sociale che affronti le cause profonde della violenza tra i giovani.

Il re è nudo, e ve lo dico io: se non iniziamo a discutere seriamente di questi temi, continueremo a veder morire altri Giogiò. Invito tutti a riflettere criticamente su ciò che accade, a non accettare passivamente le narrative politiche che ci vengono proposte. Solo così possiamo sperare di costruire un futuro migliore per le generazioni a venire.