Polizia alla proiezione del film su Cucchi: la protesta della sorella Ilaria

La denuncia della giovane su Facebook, che si chiede come mai la Polizia fosse presente solo li. La risposta del questore di Rimini

È uscito il 12 settembre “Sulla mia pelle”.

Il film, presentato come film d’apertura della sezione “orizzonti” della 75° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, racconta l’ultima settimana di vita di Stefano Cucchi.

Ilaria Cucchi: polizia presente al cinema

Nuova denuncia di Ilaria Cucchi: La sorella di Stefano denuncia infatti su Facebook che a Riccione, presso la sala cinematografica nella quale si stava proiettando il film, e nella quale lei era ospite, erano presenti degli agenti di polizia in borghese.

La giovane, affida a Facebook queste parole:”Ieri sera eravamo a Riccione nella sala Cinepalace dove ci hanno riservato una splendida accoglienza. Mentre stavamo entrando in sala ho notato due poliziotti in borghese proprio lì davanti.

Io e Fabio ci siamo presentati. Buona sera! Siete venuti a vedere il film? Grazie. Erano chiaramente lì per servizio e ci sono rimasti fino alla fine, fino a che non se ne è andato l’ultimo spettatore”.

La chiamata del questore

Un post notato dalle forze di polizia, tanto da spingere il questore di Rimini, il Dott. Importa, a telefonare alla ragazza. Questore che le ha fatto sapere di aver visto il film, e che dice di trovalo “molto equilibrato”.

Il Dott. Importa, afferma Ilaria Cucchi, afferma che i due poliziotti fossero all’entrata per prassi. Quindi la loro presenza rappresenterebbe solo “una procedura regolarmente adottata in ogni caso di eventi di richiamo”, e non una manovra volta a mettere sotto pressione a giovane, che dalla morte del fratello è impegnata in una lotta contro un certo tipo di forze dell’ordine.

Una lotta che nel tempo le è anche costata cara: la ragazza aveva infatti ricevuto una querela dal sindacato autonomo di polizia penitenziaria, perché colpevole – secondo l’accusa – “di istigare all’odio e al sospetto nei confronti dell’intera categoria di soggetti operanti nell’ambito del comparto sicurezza”.

La vicenda chiarita

Insomma, una vicenda chiarita nel giro di poco, che lascia pensare che forse si sta riuscendo ad arrivare ad una conclusione di questa brutta storia Una storia che ha alimentato timori mai del tutto sopiti in Italia.

Timori che riguardano la professionalità delle forze dello stato, e la legittimità stessa di un sistema che ancora una volta si era dimostrato incapace di restituire alle proprie famiglie – in buone condizioni – persone legittimamente prese sotto la propria custodia, una volta pagato il proprio debito con la giustizia.

La storia di Stefano Cucchi

Il giovane geometra romano – con problemi di tossicodipendenza e piccolo spacciatore – è morto nel 2009 all’Ospedale Sandro Pertini di Roma.

Ospedale dove – dopo essere stato fermato e ritrovato con piccole quantità di droga – era giunto in pessime condizioni fisiche.

Il corpo del ragazzo, quando visto dai genitori prima dell’autopsia, mostrava infatti il volto tumefatto, un’occhio rientrato, la mascella fratturata, la dentatura rovinata, oltre che ecchimosi sulle gambe, un’emorragia alla vescica, e due fratture alla colonna vertebrale.

L’accusa alle forze dell’ordine

Le forze di polizia vennero accusate di essere responsabili dei pestaggi che hanno portato alla morte del giovane, ma per anni le verità processuali smentirono le responsabilità istituzionali.

Scagionati infatti sia i carabinieri, sia gli agenti di polizia, sia i medici che lo avevano visitato.

Una vicenda giudiziaria riaperta però nel 2017, e affidata al sostituto procuratore Giovanni Musarò. Questa volta però a conclusione delle indagini preliminari vengono rinviati a giudizio alcuni militari dell’arma dei Carabinieri, accusati di averlo percosso causando quei traumi divenuti mortali in seguito alle scarse cure ricevute dai medici.

Una storia divisiva

Una vicenda che ha diviso il paese per anni, tra chi si schierava con le forze dell’ordine, e chi invece chiedeva che fosse fatta chiarezza sulle circostanze che hanno portato alla morte del giovane.

Una storia raccontata dal film, in cui Alessandro Borghi interpreta il giovane rimasto ucciso, che, oltre essere presente su Netflix, è anche in un limitato numero di sale cinematografiche, nelle quali sta riscuotendo un forte successo.