Il populismo rappresenta un rischio concreto per la democrazia perché tende a erodere le istituzioni, concentrando il potere nell’esecutivo a scapito del Parlamento e di altri organi democratici. Enfatizza il principio di maggioranza in modo estremo, mettendo a rischio lo Stato di diritto e i diritti delle minoranze. Spesso, inoltre, è accompagnato da una maggiore corruzione politica e utilizza le libertà democratiche per minare la democrazia dall’interno, delegittimando le élite o specifiche categorie sociali e alimentando la polarizzazione.
Populismo digitale: cos’è
Oggi, il pericolo si amplifica con il populismo digitale: attraverso strumenti di intelligenza artificiale, disinformazione e deepfake, è possibile influenzare negativamente il dibattito pubblico e indebolire la pluralità delle opinioni.
Ma esiste un rischio più occulto e insidioso: quello del deep state, ovvero di gruppi di potere sommersi che manovrano governi e decisioni politiche sia a livello nazionale sia internazionale. Questi soggetti agiscono per interessi propri, condizionando l’opinione pubblica e talvolta favorendo l’ascesa di governi populisti già predisposti da queste influenze.
Opposizione? Repubblicana non ideologica
Per difendere la democrazia liberale – fondata sul rispetto delle opinioni della minoranza, che non significa paralizzare le decisioni ma valorizzare punti di vista diversi per il bene comune – le minoranze devono esercitare una “opposizione repubblicana”, non ideologica. Ciò implica sostenere le decisioni condivisibili del governo e criticare costruttivamente quelle discutibili. Un esempio recente è la condivisione, da parte di alcune forze di opposizione, di riforme importanti come quella della giustizia proposta dalla maggioranza.
Difendere la democrazia significa quindi bilanciare decisione e pluralità, resistere alle semplificazioni populiste e contrastare i poteri occulti che minacciano l’interesse generale.