Le università italiane tornano sotto i riflettori, travolte da episodi che mettono a nudo quanto il conflitto a Gaza sia diventato un detonatore di tensioni anche in aula. A Torino un prof israeliano ospite è stato sospeso per dichiarazioni ritenute “inaccettabili” dal rettore. A Pisa, invece, un docente italiano è stato aggredito durante un blitz studentesco pro-Palestina.
Due vicende diverse, ma entrambe immerse nel contesto del massacro a Gaza, che mette in luce come il conflitto in Medio Oriente influisca direttamente anche sulle università italiane, rendendo ancora più delicato l’equilibrio tra libertà di espressione, responsabilità accademica e tutela della sicurezza.
Due casi, un filo rosso: quando il conflitto a Gaza entra nelle università italiane
Al Politecnico di Torino, durante una lezione del dottorato in Ingegneria Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni, il professor israeliano Pini Zorea, docente all’università di Braude e ospite come guest lecturer, ha definito l’IDF, l’esercito israeliano, “il più pulito al mondo”. L’affermazione, ripresa e diffusa sui social, ha scatenato polemiche e reazioni immediate.
Il rettore Stefano Corgnati ha disposto la sospensione del modulo didattico, la cessazione del rapporto con il docente e una convocazione per chiarimenti. Nel comunicato ufficiale, l’ateneo ha parlato di “esternazione inaccettabile”, ribadendo al contempo la propria condanna della guerra e lo sdegno per le vittime civili.
Scenario opposto a Pisa, dove il professor Rino Casella, docente associato di diritto pubblico comparato, è stato vittima di un’aggressione. Durante la prima lezione del corso, un gruppo di studenti pro-Palestina ha fatto irruzione in aula, gridando slogan, strappando il microfono al docente, gettando via un libro e insultandolo come “sionista”. Nella colluttazione Casella ha riportato contusioni, con sette giorni di prognosi, e ha presentato denuncia in questura.
“Sono amareggiato, quello che è successo oggi è penoso. Non voglio diventare né un simbolo né un bersaglio, anche perché per me ‘sionista’ non è un insulto. Al momento sto bene, mi sono recato al pronto soccorso per accertamenti. Ho qualche escoriazione e ovviamente uno shock emotivo per quello che è successo”, ha commentato il professore.
L’episodio ha suscitato la condanna del rettore e della ministra dell’Università Anna Maria Bernini, che ha definito l’accaduto “intollerabile”, annunciando l’intenzione del ministero di costituirsi parte civile in un eventuale processo. Qui, il problema non è ciò che un docente ha detto, ma la violenza che ha cercato di zittirlo.
Prof aggredito a Pisa, docente sospeso a Torino: Gaza infiamma le università italiane
Gli episodi di Torino e Pisa non possono essere letti senza considerare il dramma che si sta consumando a Gaza, dove il massacro di civili continua a scuotere le coscienze in tutto il mondo. È questo scenario a fare da sfondo alle tensioni che hanno travolto le università italiane: a Torino, con la sospensione di un docente israeliano per dichiarazioni ritenute inaccettabili; a Pisa, con l’aggressione a un professore durante un blitz pro-Palestina.
Due casi diversi, ma che mostrano come la tragedia in Medio Oriente penetri anche nelle aule universitarie, trasformandole in luoghi di scontro. L’università, invece, dovrebbe restare spazio di confronto e di ricerca, capace di ospitare la pluralità delle voci senza scivolare nella censura o nella violenza.