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In un clima di forte impegno sociale, circa un centinaio di studenti si è radunato sulle scale del rettorato dell’Università La Sapienza, a Roma, per ricordare la giovane Giulia Cecchettin, tragicamente assassinata due anni fa. Questo evento si è trasformato in un momento di protesta, volto a mantenere alta l’attenzione su un tema di grande rilevanza: il femminicidio.
Il gruppo di studenti ha espresso il proprio dolore e la propria indignazione attraverso cori e il suono delle chiavi, un gesto simbolico atto a richiamare l’attenzione su una questione che continua a colpire la società italiana. La manifestazione ha visto la partecipazione attiva di rappresentanti dell’Unione degli Universitari (Udu) e di Sinistra Universitaria, i cui portavoce hanno sottolineato l’importanza di un cambiamento culturale e educativo.
La necessità di un’educazione adeguata
Ilaria Vinattieri, esponente di Udu, ha chiarito che è fondamentale implementare un’educazione sessuo-affettiva nelle scuole e nelle università. Questo approccio educativo è essenziale per sensibilizzare le nuove generazioni su tematiche legate al rispetto, alla parità e alla non violenza. “Dobbiamo investire nella formazione e nella consapevolezza, affinché le future generazioni possano crescere in un ambiente privo di stereotipi e violenza”, ha affermato.
Centri antiviolenza e sicurezza
Un altro punto cruciale sollevato durante la manifestazione è l’importanza di aprire centri antiviolenza anche nelle aree periferiche delle città. Questi centri rappresenterebbero un supporto per le vittime e un luogo di ascolto e informazione per prevenire situazioni di abuso. “La violenza di genere non ha confini e deve essere combattuta ovunque”, ha sottolineato Vinattieri.
Richiesta di impegno alla rettrice
Gli studenti si sono poi rivolti direttamente alla rettrice dell’università, Antonella Polimeni, chiedendole un impegno concreto per rendere La Sapienza uno spazio sicuro per tutte e tutti. Tra le proposte avanzate, vi è quella di approvare un nuovo codice anti molestie, che possa garantire maggiore protezione e rispetto all’interno della comunità accademica.
Inoltre, è stata richiesta l’apertura di un centro antiviolenza all’interno dell’università, un’iniziativa che potrebbe rappresentare un passo significativo verso la creazione di un ambiente più inclusivo e protetto. “La nostra università deve essere un luogo dove ogni studente si senta al sicuro, e dove le violenze non trovino spazio”, hanno dichiarato gli studenti.
Un messaggio di speranza
La manifestazione non è stata solo un momento di lutto, ma anche un potente messaggio di speranza e unità. Gli studenti hanno espresso la volontà di continuare a combattere per un futuro migliore, in cui la violenza di genere venga affrontata con determinazione e fermezza. “Oggi siamo qui per dire basta, e per chiedere che il ricordo di Giulia e di tutte le vittime di femminicidio non venga mai dimenticato”, hanno concluso.
L’incontro ha messo in luce l’urgenza di azioni concrete e di un cambiamento culturale che possa porre fine a questa piaga sociale. La lotta contro il femminicidio è una battaglia che deve unire tutti e richiede la partecipazione attiva di ciascuno.