> > "Santa", la danza che unisce le arti (e l'ombra di Cattelan)

"Santa", la danza che unisce le arti (e l'ombra di Cattelan)

Reggio Emilia, 13 giu. (askanews) – Un luogo simbolo della storia di Reggio Emilia e una racconto multidisciplinare che lo attraversa. Questo potrebbe essere un modo di definire “Santa”, opera site specific che va in scena a Reggiane Parco Innovazione co-prodotta dal Centro Coreografico Nazionale Aterballetto e dalla Compagnia Sanpapié, con la voce narrante di Nicolas Ballario e opere di Maurizio Cattelan.

In realtà a definire l’esperienza che si vive dentro l’ex spazio industriale, simbolo anche di lotte e occupazioni operaie, è soprattutto la danza, che guida il percorso del pubblico, che genera un fluido vivo di narrazione corporea e crea la dimensione profonda e non verbale di un esserci che abbraccia la performance, l’architettura e le stesse opere di Cattelan.

“È importante investire anche dei luoghi che sono di tutti – ha detto ad askanews Gigi Cristoforetti, direttore di CCN/Aterballetto -. Questo è un luogo di tutti. È un luogo della storia di questa città, è un luogo del presente, cioè l’università, è un luogo del futuro, perché sappiamo come il consumo di suolo sia uno dei grandi temi. Quindi ha senso attraversarlo con l’arte contemporanea, con una star come Maurizio Cattelan, con la danza che fa un po’ da trait d’union, da invenzione di visioni che sono del corpo, quindi di noi tutti e poi anche con un po’ di racconto. Mescoliamo le discipline in un luogo straordinario e credo che così possiamo toccare veramente tutti i pubblici”.

Come le opere di Cattelan, anche “Santa”, con la sua particolare forma di silent disco, non offre risposte, ma pone dubbi, mostra dolori e possibilità, in fondo parla di un tentativo di resistenza a un mondo al quale non è possibile opporla. I performer sono liquido che scorre, la loro danza è il linguaggio alternativo che possiamo sognare e i loro gesti sono i gesti di ri-scoperta di una realtà complessa, che al pubblico si può aprire con prospettive diverse, con del respiro. Non ci sono soluzioni o spiegazioni, solo la sensazione astratta di avere ancora delle possibilità. E il finale è commovente e ci ricorda che, per quanto disastrata, questa è ancora la nostra vita. Facile forse, come il finto Cattelan che sbuca dal pavimento delle Reggiane, ma, alla fine del percorso, anche necessario, per togliere le sovrastrutture, per mettere da parte le posture, per essere qui, adesso, con le nostre debolezze e i nostri fallimenti. Su tutto questo, finché c’è uno spazio per farlo, si può ancora danzare e si può ancora, almeno provare, a essere.