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Negli ultimi mesi, il mercato del petrolio russo ha subito una significativa contrazione a causa delle nuove sanzioni statunitensi che mirano a colpire i principali produttori come Rosneft e Lukoil. Queste restrizioni hanno indotto una riduzione drastica degli acquisti da parte di due dei più grandi acquirenti di petrolio russo: l’India e la Cina.
In particolare, il prezzo del greggio Urals, il principale blend russo, è sceso a un minimo storico di 36,61 dollari al barile, con un ampio sconto rispetto al benchmark internazionale Brent, che ha raggiunto i 23,51 dollari.
Questo cambiamento ha creato una situazione di crisi per le esportazioni russe, che hanno già visto una diminuzione dei ricavi di oltre il 20% nel corso dell’anno.
Effetti delle sanzioni sulle importazioni asiatiche
Le raffinerie indiane, tra cui colossi come Reliance Industries e Bharat Petroleum, hanno interrotto gli acquisti diretti di petrolio russo. Prima delle sanzioni, queste aziende importavano circa 1 milione di barili al giorno, ma ora hanno deciso di sospendere gli ordini per il mese di dicembre, quando le sanzioni entreranno in vigore.
Il panorama cinese
Anche in Cina, i grandi raffinatori statali, come Sinopec e PetroChina, hanno smesso di acquistare direttamente dal mercato russo. Questa decisione ha avuto un impatto notevole, colpendo quasi il 45% delle esportazioni di petrolio russo destinate alla Cina, secondo le stime di Rystad Energy.
Questa situazione si traduce in un aumento delle navi cisterna russe ferme in mare, con una stima di circa 1,4 milioni di barili bloccati a causa della mancanza di acquirenti. Questo fenomeno ha portato a un aumento della capacità di stoccaggio galleggiante, che ora rappresenta una risposta temporanea alla crisi delle vendite.
Le alternative per i compratori asiatici
Con l’interruzione degli acquisti di petrolio russo, i raffinatori indiani stanno cercando fonti alternative per soddisfare la loro domanda. Durante una recente conferenza energetica ad Abu Dhabi, i dirigenti delle raffinerie indiane hanno avviato trattative con i produttori di petrolio del Medio Oriente, come Saudi Aramco e Abu Dhabi National Oil, per garantire forniture continuative.
In risposta a questa crescente esigenza, l’Arabia Saudita ha deciso di ridurre i prezzi del suo petrolio per attrarre i raffinatori indiani, offrendo sconti competitivi rispetto al mercato russo. Questa strategia mira a conquistare una fetta di mercato che prima era dominata dalle forniture russe.
Prospettive future
È probabile che nonostante le attuali difficoltà, i paesi asiatici non interrompano completamente gli acquisti di petrolio russo. Le raffinerie indipendenti cinesi, note come teapots, continuano a cercare opportunità di approvvigionamento a buon mercato. Una volta chiariti i meccanismi per affrontare le restrizioni, è previsto un ritorno dei flussi di petrolio russo verso il mercato asiatico.
In conclusione, la situazione attuale rappresenta una sfida significativa per l’industria petrolifera russa. Con l’entrata in vigore delle sanzioni, le esportazioni stanno affrontando una nuova fase di restrizioni, mettendo a rischio le entrate statali e la stabilità economica del paese.