Nuove simulazioni danno forza a una scoperta sulla sacra Sindone che potrebbe cambiare l’approccio al suo studio.
La Sindone e la nuova scoperta: l’ipotesi del bassorilievo riapre il confronto
Nel silenzio del Duomo di Torino, la Sindone continua a suscitare domande. Non è solo un lenzuolo di lino, fragile e antico, sul quale si staglia l’immagine di un uomo.
E’ molto di più. Un’immagine che ha commosso, interrogato, diviso. Da secoli. Oggi, a riaccendere il confronto è uno studio pubblicato sulla rivista Archaeometry, che propone una nuova – o forse antica – lettura delle origini dell’importante Telo.
Cicero Moraes, esperto brasiliano noto per le sue ricostruzioni tridimensionali, ha utilizzato strumenti di simulazione 3D per analizzare l’immagine impressa sul lino. Il suo lavoro parte da una domanda precisa: può davvero essere stata formata dal contatto diretto con un corpo umano?
La risposta, secondo Moraes, è no. La figura sarebbe più compatibile con l’impronta lasciata da una scultura in bassorilievo. Una superficie rigida, piatta, forse in legno, metallo o pietra. Forse pigmentata, o riscaldata in modo mirato. “L’immagine sulla Sindone è più coerente con una matrice a bassorilievo”, ha dichiarato al sito Live Science.
Per arrivare a questa conclusione, Moraes ha messo a confronto due scenari digitali: in uno, un lenzuolo virtuale è stato adagiato su un corpo umano tridimensionale. Nell’altro, su una scultura piatta. Solo il secondo caso ha prodotto un’immagine simile a quella reale. Il primo, al contrario, ha restituito una figura distorta, incoerente con ciò che da secoli si osserva sulla Sindone.
Una scoperta sulla Sindone che non vuole negare, ma comprendere. Che non toglie valore al simbolo, ma ne esplora la complessità. Con metodo, e con rispetto.
La Sindone e il valore della nuova scoperta: riscriverebbe la storia?
Le conclusioni dello studio di Moraes si collegano a un’ipotesi già nota: quella dell’origine medievale della Sindone, sostenuta da una famosa analisi al radiocarbonio condotta nel 1989. Quella datazione colloca la creazione del lenzuolo tra il 1260 e il 1390. Ma anche allora, come oggi, il dibattito non si è mai chiuso davvero.
Andrea Nicolotti, professore di Storia del Cristianesimo all’Università di Torino, ha commentato lo studio sulle pagine di Skeptic.com. “Cicero Moraes ha ragione – afferma – ma la sua ricerca non è particolarmente rivoluzionaria”. Secondo Nicolotti, da almeno quattro secoli gli studiosi più attenti escludono che l’immagine sulla Sindone possa essere stata creata semplicemente adagiando un tessuto su un corpo tridimensionale.
Ma se la scoperta sulla Sindone non cambierebbe radicalmente ciò che la ricerca storica ha già suggerito, cambia però il modo di mostrarlo. Oggi, grazie alla tecnologia, si può vedere ciò che prima si ipotizzava soltanto. E forse anche questo ha un valore. Non solo scientifico.
Perché, al di là delle ipotesi, resta il fatto che la Sindone continua a parlare. Non solo alla fede, ma anche alla ragione. Alla scienza, all’arte, alla storia. È un oggetto unico. Carico di significato, di emozione, di mistero.
E se la ricerca aiuta a comprendere meglio i suoi contorni, non ne intacca certo il valore simbolico. Al contrario: lo arricchisce. Lo rende più consapevole. Più vivo.
Nel Duomo, il lenzuolo resta. Protetto, silenzioso. Ma fuori, nel mondo, le domande continuano. E anche questo è parte del suo mistero.