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Starbucks ha recentemente comunicato l’intenzione di chiudere diversi punti vendita in Nord America come parte di una ristrutturazione aziendale guidata dal CEO Brian Niccol. Questo intervento, che prevede un investimento di 1 miliardo di dollari, mira a risollevare le vendite che hanno mostrato segni di cedimento negli ultimi tempi.
La decisione, annunciata giovedì, prevede una riduzione di circa l’1% del numero totale di negozi, il che equivale a diverse centinaia di chiusure entro la fine dell’anno fiscale 2025.
Tra questi, si trova anche l’iconico negozio di roasteria a Seattle, un simbolo del brand.
Il contesto della ristrutturazione
Brian Niccol, al suo primo anno di guida dell’azienda, sta cercando di riportare il sentiment tipico delle caffetterie Starbucks, per attrarre nuovamente i clienti dopo sei trimestri consecutivi di calo delle vendite negli Stati Uniti. Secondo le stime, i tagli al personale potrebbero colpire circa 900 lavoratori, un’aggiunta ai già annunciati 1.100 posti di lavoro eliminati all’inizio dell’anno.
Ciò che rende la situazione ancora più delicata è il divario retributivo tra Niccol e i baristi: il CEO ha ricevuto un pacchetto retributivo di 95,8 milioni di dollari, sei volte e mezzo superiore alla paga media di un barista. Questo scarto retributivo lo colloca come il più alto tra i CEO nel S&P 500, secondo un rapporto dell’Institute for Policy Studies.
Le chiusure dei negozi
Tra i negozi che chiuderanno, vi è anche quello di Seattle, noto per essere il primo punto vendita unionizzato. Le trattative tra Starbucks e il sindacato Workers United, che rappresenta oltre 12.000 baristi, sono iniziate ad aprile ma hanno trovato ostacoli significativi. Nello scorso mese di dicembre, i membri del sindacato hanno scioperato in diverse città statunitensi, durante il periodo natalizio, per protestare contro le condizioni lavorative.
Inoltre, un altro punto vendita a Chicago, anch’esso unionizzato, ha subito la stessa sorte. I baristi sono scesi in piazza per manifestare, continuando a rivendicare i loro diritti nonostante la chiusura del negozio fosse già nota.
Reazioni e conseguenze
In risposta alla decisione di chiudere i negozi, Starbucks Workers United ha sottolineato l’importanza del sindacato, affermando che è evidente il bisogno di supporto per i baristi. La loro intenzione è di negoziare trasferimenti per i lavoratori colpiti dalle chiusure.
Analisti di TD Cowen stimano che circa 500 negozi di proprietà dell’azienda in Nord America siano stati impattati dalla ristrutturazione. Niccol ha dichiarato che l’azienda si concentrerà su miglioramenti per ridurre i tempi di servizio e ripristinare l’atmosfera delle caffetterie, riducendo nel contempo i livelli dirigenziali.
Strategie future
Con l’obiettivo di migliorare l’efficienza, Starbucks sta investendo in tecnologie che ottimizzano il processo di ordinazione e il servizio al cliente. La società ha anche annunciato che, oltre ai tagli previsti, verranno chiusi molti posti di lavoro aperti. Attualmente, Starbucks impiega circa 10.000 persone negli Stati Uniti in ruoli non legati ai negozi di caffè.
Niccol ha affermato che questo intervento, sebbene doloroso, è necessario per garantire un futuro sostenibile all’azienda. Il CEO ha proposto di chiudere l’anno fiscale con un numero totale di circa 18.300 negozi tra quelli di proprietà e quelli in licenza, rispetto ai 18.734 registrati in un documento di luglio.