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Terriccio Universale di Rebeca Pak nella vetrina di Platea

Lodi, 15 set. (askanews) – Platea Palazzo Galeano ha presenta venerdì 12 settembre 2025 il terzo episodio di Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry, edizione a cura di Gabriella Rebello Kolandra del palinsesto espositivo ideato dall’associazione lodigiana. Inaugurato a marzo con la mostra Super Super di Margherita Moscardini, seguita da Paperwork di Ulyana Nevzorova, fino a a domenica 2 novembre prosegue con Terriccio Universale, personale dell’artista Rebeca Pak (San Paolo, Brasile, 1992).

Il progetto concepito per Platea è parte della serie di azioni performative dell’artista dal titolo Terriccio Universale, che ha preso avvio nel 2019 a Milano ed è proseguita nello stesso anno a Roma per From Intichuma Ceremony to Francis Alys nell’ambito della mostra La strada: dove si crea il mondo presentata al MAXXI, e nel 2021 a Siluva in Lituania, in occasione della Seconda Biennale di Arte.

L’happening si sviluppa attorno al concetto di terra intesa come simbolo di origine e appartenenza, partendo da uno specifico evento nella vita dell’artista: il viaggio del nonno in Corea del Sud, dopo decenni trascorsi in Brasile dove era emigrato negli anni Sessanta, per rendere omaggio alla tomba dei propri genitori. Nella tradizione funeraria coreana, il sepolcro viene segnato da cumuli di terra che ne custodiscono la memoria. A partire da un sacco di terra preconfezionato, il terriccio universale, l’artista instaura una relazione inaspettata con un pubblico occasionale. È lei a chiedere aiuto ad alcuni passanti per trasportare il sacco: in questo atto si attiva una riflessione più ampia sia sulla nozione di universalità insita nel nome del prodotto, sia sulla complessità del rapporto tra chi accoglie e chi è accolto. A Lodi l’artista si è fatta aiutare a trasportare il sacco dal ponte sull’Adda alla stazione ferroviaria passando per il centro storico. Per la prima volta per la documentazione della performance non ha utilizzato un operatore esterno con videocamera, ma ha indossato una videocamera nascosta rivelandone solo dopo l’azione la sua presenza. Nella performance si attivano la rinegoziazione con lo sconosciuto e l’ambiguità della situazione nella spazio urbano e nel rapporto con l’altro. Il video di 40 minuti, l’esatta durata della performance, restituisce l’azione nella proiezione su due schermi nella parte sinistra della vetrina dove la mostra di Pak si pone in dialogo con il lavoro che Margherita Moscardini ha sviluppato per lo spazio di Platea: la scultura-scala rimane come una presenza costante nello spazio durante gli interventi degli artisti del programma Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry, favorendo una lettura stratificata di tutto il palinsesto annuale. Completa la vetrina una quinta di teatro (richiamo anche al teatro Oficina di San Paolo realizzato da Lina Bo Bardi alla base del palinsesto di quest’anno di Platea Palazzo Galeano) che tiene in tensione un gonfiabile arancione: una sorta di negoziazione fra il gonfiabile, la struttura in legno, i video e la scala: un colore che richiama l’attenzione del passante sulla vetrina.

L’artista Rebeca Pak ha raccontato ad Askanews: “L’esperienza di Lodi è stata molto inaspettata in generale perché io pensavo che essendo una città piccola ci avrei messo 15-20 minuti, la verità è che ci ho messo il doppio: sono state queste 22 persone di cui solo 4 mi hanno aiutato. Ho fatto dei conti matematici e vuol dire che più dell’80% mi ha detto di no. A Siluva, in Lituania, dove non parlavo la lingua e avevo anche imparato un pochettino, nessuno mi ha detto di no. Contemporaneamente a Lodi mi ha anche stupito questa persona che è stata molto disponibile: addirittura voleva andare anche oltre, voleva portare il sacco fino alla stazione; io però ho detto “va bene cosi “. E stata una persona molto gentile che addirittura prima che io chiedessi una mano mi aveva chiesto di tenere il sacco e questa è stata una cosa molto bella perché non mi era mai capitato. Il fatto di non avere una telecamera puntata su di loro: c’era più verità. E forse anche nel dir di no non c’era un’atteggiarsi, erano loro e così. Altri posti dove la telecamera era tenuta da un operatore esterno vedevo che anche come tenevano il sacco era tutto molto più costruito, il corpo si irrigidiva in qualche modo. Questa volta mi sembra che l’esperienza è stata quello che era, molto cruda. Alla base della mia pratica c’è la non determinazione delle cose, perché vedo che molte volte in diversi ambiti della quotidianità le cose vengono viste come bianco su nero, nero su bianco, invece esiste una complessità, non è quello o questo, ma può anche essere quello e questo. E l’arancione è quel passaggio tra rosso e giallo, prima di diventare l’allerta massima. Proprio questo momento di tensione tramite un colore, non sai se viene o se non viene, è quello che mi interessa nella mia pratica, questo momento di tensione, di rinegoziazione”.

La curatrice Gabriella Rebello Kolandra durante lo svelamento della vetrina ha spiegato come è nata la performance a Lodi e il video: “Di tutti gli imprevisti, di tutte le possibilità che possono accadere quando ci si rapporta con lo spazio urbano, con le persone, con lo sconosciuto. Il video nasce da tutta questa azione e da questo rapporto generato in maniera completamente imprevista. L’imprevisto che qui a Platea è tanto caro.”

Il progetto Platea Palazzo Galeano è realizzato grazie al sostegno della Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi Onlus e al contributo del Comune di Lodi. Main partner sono Ferrari Giovanni Industria Casearia Spa e Consorzio di tutela del Grana Padano, partner tecnici Solux Led Lighting Technology e Verspieren Broker di Assicurazione e la Galleria Gian Marco Casini. Il progetto grafico di Nine Out Of Ten Movie Stars Make Me Cry e realizzato da Carolina Incerti.