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Riga, Lettonia – I tifosi del Beitar Gerusalemme, noti per la loro lunga e controversa storia di razzismo anti-arabo, hanno creato il caos durante una partita di qualificazione della UEFA Conference League contro il Riga FC. È successo giovedì scorso e, per contenere la situazione, è stato necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Immagina la scena: solo un minuto dopo il fischio d’inizio, un tifoso con un passamontagna ha lanciato fuochi d’artificio dalle tribune, scatenando fumi densi e un incendio parziale nel settore ospiti.
Come può un evento sportivo trasformarsi in un campo di battaglia?
Dettagli dell’incidente al Skonto Stadium
Il match ha preso una piega drammatica quando un tifoso del Beitar ha acceso diversi petardi, infrangendo le regole UEFA e scatenando l’intervento della polizia lettone. Le immagini sul web mostrano una nube di fumi neri che si alza sopra lo stadio, mentre i tifosi locali osservano increduli. In questo contesto, è impossibile non notare un cartello con il nome del gruppo di tifosi “La Familia”, noto per i suoi comportamenti violenti e per le canzoni razziste. Questo gruppo ha una lunga e discutibile storia di conflitti con le forze dell’ordine, culminata nel 2016 con l’arresto di 56 tifosi per contrabbando di armi. Ma cosa spinge giovani e meno giovani a comportarsi in questo modo? È solo sport o c’è qualcosa di più profondo?
Durante la partita, un tifoso ha esibito una bandiera israeliana, suscitando l’entusiasmo degli altri sostenitori, ma è stato rapidamente allontanato dagli steward. È interessante notare che il Beitar Gerusalemme non ha mai ingaggiato un giocatore arabo in 89 anni di storia, e ha trovato sostegno tra figure politiche di destra, incluso il ministro israeliano Itamar Ben-Gvir. Attualmente, a causa del conflitto israelo-palestinese, la squadra disputa le sue partite casalinghe in Romania. Che messaggio invia questo a chi ama il calcio e crede nei valori di uguaglianza e rispetto?
Reazioni e contesto storico
La partita ha visto i tifosi del Beitar esprimere la loro frustrazione al termine dell’incontro, perso 3-0 contro il Riga FC, accendendo razzi nel traffico. La polizia lettone ha dovuto intervenire per disperdere i tifosi, alcuni dei quali sono stati condotti via in furgoni. Questo comportamento tumultuoso non è una novità nel panorama del calcio europeo, ma si verifica in un momento delicato. Il conflitto in Gaza ha già causato la morte di oltre 61.000 palestinesi, portando a richieste di esclusione delle squadre israeliane dalle competizioni europee. È giusto che lo sport venga usato come palcoscenico per le tensioni geopolitiche?
FIFA è stata accusata di doppi standard nel trattamento delle richieste di sospensione delle squadre israeliane, mentre nel caso della Russia ha agito rapidamente dopo l’invasione dell’Ucraina. Dima Said, portavoce dell’Associazione calcistica palestinese, ha denunciato come sia difficile vedere tifosi israeliani sostenere pubblicamente atti di violenza senza conseguenze. Ciò solleva interrogativi sul ruolo delle istituzioni calcistiche nel promuovere un ambiente di gioco sicuro e rispettoso per tutti.
Le conseguenze del razzismo nel calcio
Le tensioni tra tifosi israeliani e manifestanti pro-palestinesi non sono nuove. Incidenti precedenti, come quelli avvenuti durante una partita di Europa League tra Maccabi Tel Aviv e AFC Ajax, hanno visto scontri violenti e accuse di razzismo. Thomas Ross Griffin, esperto di studi sportivi, ha sottolineato come i tifosi israeliani sembrino godere di una sorta di impunità in Europa, mentre altri gruppi di tifosi affrontano severe condanne per comportamenti simili. Perché questa disparità di trattamento? È una questione di cultura calcistica o c’è di più?
Ora, il Beitar Gerusalemme si prepara ad ospitare il ritorno contro il Riga FC in Romania, il 14 agosto. La situazione resta tesa e le autorità locali, insieme alle organizzazioni per i diritti umani, continuano a monitorare quanto accade. Nel frattempo, il mondo del calcio si interroga su come affrontare il crescente problema del razzismo e della violenza tra i tifosi. È tempo di agire, o continueremo a vedere il calcio come un campo di battaglia piuttosto che un gioco di squadra?