> > Trump esclude il cessate il fuoco e chiede resa totale dall'Iran nel 2025

Trump esclude il cessate il fuoco e chiede resa totale dall'Iran nel 2025

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In un intervento carico di tensione, Trump richiede la fine definitiva del programma nucleare iraniano.

Un messaggio chiaro e diretto, quello di Donald Trump. Durante un volo a bordo dell’Air Force One, il presidente degli Stati Uniti si esprime in modo categorico riguardo al conflitto in corso tra Israele e Iran. Non c’è spazio per un cessate il fuoco, sostiene. “Vogliamo una resa totale dell’Iran”, afferma, sottolineando la necessità di un annientamento completo delle capacità nucleari di Teheran.

La posizione di Trump e l’attacco israeliano

Le parole di Trump giungono dopo un brusco abbandono del vertice G7 in Canada, dove ha incontrato vari leader mondiali, tra cui il primo ministro canadese Mark Carney e quello giapponese Shigeru Ishiba. In conferenza stampa, il presidente ha elogiato l’offensiva israeliana, rimarcando che l’Iran deve essere costretto a rinunciare definitivamente al suo programma nucleare. “Non voglio un semplice cessate il fuoco, voglio la vera fine di questo conflitto”, ha aggiunto, mostrando una determinazione che lascia intravedere scenari di escalation.

Critiche a Macron e la risposta della comunità internazionale

Nonostante le sue dichiarazioni, Trump non ha risparmiato critiche al presidente francese Emmanuel Macron, che aveva suggerito un ritorno a Washington per trattare un cessate il fuoco. “Macron è un bel tipo, ma non sempre coglie nel segno”, ha dichiarato, evidenziando così la sua volontà di non scendere a compromessi. Una scelta che potrebbe suscitare tensioni anche tra gli alleati e complicare ulteriormente il già fragile equilibrio in Medio Oriente.

Strategie future e scenari incerti

Il presidente ha anche rivelato di voler consultare i suoi consiglieri nella Situation Room, con l’intento di organizzare incontri con funzionari iraniani. In questo contesto, ha sottolineato come la sua strategia dipenderà dagli sviluppi nei prossimi giorni. “Spero che il loro programma venga spazzato via”, ha dichiarato, lasciando intravedere l’idea di un’azione più incisiva. La critica all’Iran non si fa attendere: “Avrebbero dovuto concludere un accordo prima di subire attacchi. Le loro città sono ridotte in macerie”, ha affermato Trump, mostrando così il suo disappunto per l’incapacità di Teheran di arrivare a un compromesso.

L’inasprimento della posizione americana

Con un atteggiamento sempre più bellicoso, Trump sembra intenzionato a mantenere una linea dura anche nei confronti delle alleanze internazionali. Nonostante le sue precedenti posizioni anti-belliciste, il presidente americano si sta trovando a dover affrontare la crescente opposizione all’intervento degli Stati Uniti in Medio Oriente, soprattutto all’interno della sua base politica. “Non siamo qui per negoziare un cessate il fuoco. Vogliamo qualcosa di meglio”, ha ribadito, rendendo evidente che il suo obiettivo finale è molto più ambizioso di una semplice tregua.

Un leader in viaggio tra alleanze e conflitti

Il viaggio di Trump in Canada, durato circa ventiquattro ore, ha portato a una sola dichiarazione significativa: un accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito. Ma il vero fulcro della sua attenzione rimane il conflitto israeliano. La sua affermazione che “non c’è urgenza di siglare nuovi accordi” prima della scadenza del 8 luglio per l’applicazione di tariffe reciproche, mostra una strategia mirata e calcolata. Tuttavia, con la situazione che evolve velocemente, il futuro rimane incerto.

Un mondo in attesa

La recente decisione di Trump di accorciare il suo soggiorno al G7 evidenzia la sua volontà di essere presente nelle fasi critiche del conflitto. “Preferisco essere sul posto mentre monitoriamo l’escalation”, ha dichiarato, mentre i rapporti tra Stati Uniti e Russia tornano al centro del dibattito, con Trump che sostiene che senza il divieto di partecipazione di Mosca, l’invasione dell’Ucraina non sarebbe avvenuta. Insomma, un intreccio di eventi che non promette nulla di buono per il futuro della diplomazia internazionale.