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Il Premio Nobel per la Pace 2025 è al centro di un acceso dibattito internazionale, alimentato dai recenti sviluppi in Medio Oriente. L’accordo raggiunto tra Israele e Hamas ha riportato sotto i riflettori il ruolo degli Stati Uniti come mediatore globale e, con esso, il nome di Donald Trump tra i possibili candidati al prestigioso riconoscimento.
Tra sostenitori entusiasti e critici scettici, la vicenda del Nobel si intreccia con dinamiche diplomatiche, ambizioni personali e simboli politici, trasformando il premio in uno specchio delle tensioni e delle speranze della politica internazionale contemporanea.
Il ruolo di Trump nella mediazione Israele-Hamas
Dopo l’intesa tra Israele e Hamas, è tornata in auge l’ipotesi di un Premio Nobel per la Pace legato a Donald Trump. Il presidente statunitense ha sottolineato il ruolo degli Stati Uniti nei negoziati. Tuttavia, fonti vicine al suo entourage e osservatori internazionali hanno rilanciato la possibilità di una candidatura, già emersa a giugno 2025 durante le trattative con il mondo arabo.
Secondo gli esperti, pur con un nuovo processo diplomatico in corso, le regole formali del Nobel – scadenze, criteri rigorosi e una rosa internazionale qualificata – rendono improbabile un riconoscimento il 10 ottobre a Oslo.
Come ricorda il Comitato norvegese del Nobel, le candidature devono essere presentate entro il 31 gennaio e l’annuncio ufficiale avviene il 10 ottobre, mentre la cerimonia si tiene il 10 dicembre; accordi successivi, come quello con Hamas, potrebbero influenzare solo il premio dell’anno successivo.
Premio Nobel per la Pace: candidati alternativi e la sfida simbolica con Obama
Il contesto internazionale del Nobel 2025 vede oltre 330 candidature, tra persone e organizzazioni. Tra i favoriti figurano Irwin Cotler, giurista canadese e difensore dei diritti umani; Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny; organizzazioni come Medici Senza Frontiere e il World Food Programme; attivisti pro-palestinesi e figure religiose promotrici del dialogo interreligioso.
Storicamente, il titolo ha premiato contributi alla pace duratura, come evidenziato dall’assegnazione a Barack Obama nel 2009 “per i suoi sforzi straordinari nel rafforzare la diplomazia internazionale”. In quest’ottica, ricevere il Nobel rappresenterebbe per Trump non solo un riconoscimento personale, ma anche un bilanciamento simbolico rispetto all’ex presidente democratico.
Trump punta al Premio Nobel per la Pace: chi è a favore e chi contro
Il sostegno a Trump proviene da figure politiche e diplomatiche di rilievo: il deputato repubblicano Darrell Issa ha formalmente nominato il presidente, mentre Netanyahu e il governo pakistano hanno espresso l’intenzione di raccomandarlo. Collaboratori come Steve Witkoff hanno definito l’accordo “un risultato senza precedenti”, lodando Trump come “il principale artefice della de-escalation nella regione”.
Tuttavia, critici e osservatori evidenziano tre ostacoli principali: le azioni diplomatiche più rilevanti si sono svolte dopo il 31 gennaio, il comitato tende a privilegiare figure poco politicizzate e il forte lobbying mediatico rischia di compromettere la credibilità della candidatura.
Decisioni controverse della presidenza Trump, dal ritiro dall’accordo di Parigi alla costruzione del muro al confine con il Messico, potrebbero inoltre entrare in conflitto con i principi fondamentali del premio. Trump, da parte sua, si è definito il “presidente della pace”, sostenendo di aver concluso diversi conflitti internazionali:
“Non mi daranno mai il Nobel per la pace, anche se ho risolto otto guerre. Lo daranno a qualcuno che ha scritto un libro”, ha dichiarato.
Supporto internazionale e reazioni favorevoli, come quelle di Isaac Herzog, Antonio Tajani e Matteo Salvini, hanno rilanciato la candidatura del presidente statunitense.
“Rilascio di tutti gli ostaggi israeliani nelle prossime ore, cessate il fuoco e ricostruzione di Gaza: accordo raggiunto, una notizia stupenda! Se le armi finalmente taceranno, il presidente Donald Trump merita davvero il Premio Nobel per la Pace”, ha sottolineato il leader della Lega.