Uccise la moglie: muratore di Bergamo si suicida in carcere prima di testimoniare 

Uccise la moglie: muratore di Bergamo suicida in carcere prima di testimoniare. Vano ogni tentativo di soccorso, martedì era prevista la seconda udienza

Uccise la moglie: un muratore 49enne di Bergamo si suicida in carcere prima di testimoniare nel processo che lo vedeva imputato, martedì avrebbe dovuto essere ascoltato in aula di Corte di Assise.

Maurizio Quattrocchi non ha retto alla tensione di dover ripercorrere in aula i momenti che secondo l’accusa lo portarono a dare morte della sua coniuge e ha deciso di farla finita nella sua cella del carcere di Bergamo. Il 46enne era in custodia di cautela perché ritenuto indiziato, poi indagato e infine imputabile per l’omicidio di Zinaida Solonari, avvenuto il 6 ottobre del 2019

Uccise la moglie: muratore di Bergamo si suicida in carcere prima di testimoniare. La paura

Zinaida era la moglie di Maurizio e da tempo il loro rapporto, dicono gli atti, era costellato dalle violenze e dai soprusi del marito, tanto che la loro abitazione era oggetto di controlli periodici da parte dei carabinieri. “Zina”, aveva confessato di avere ormai paura del marito. Purtroppo aveva tragicamente ragione. Maurizio, fresco di licenziamento come muratore, ex pizzaiolo con qualche precedente penale, l’aveva aspettata sotto casa della sorella. Lì Zinaida si era rifugiata con le le sue tre figlie

Uccise la moglie: muratore di Bergamo si suicida in carcere prima di testimoniare. Il delitto 

Con due coltellate una alla gola e una al torace, Maurizio mise fine alla vita della moglie  e scappò, macchiandosi dell’orribile crimine davanti al cancello dell’abitazione e a pochi metri dai figlie della donna che dormivano ignari di tutto. Tuttavia la fuga in auto di Quattrocchi durò poche ore: il suo cellulare venne tracciato e l’uomo fu fermato a Martinengo, dove pare stesse per consegnarsi lui stesso agli uomini della Benemerita.

Uccise la moglie: muratore di Bergamo si suicida in carcere prima di testimoniare, il processo 

Il processo in Corte di Assise, con giudici popolari e togati, era cominciato martedì scorso con “l’incardinamento”, cioè con le questioni preliminari, e martedì prossimo avrebbe dovuto vedere proprio Quattrocchi, già presente in aula, rendere dichiarazioni alle parti e spiegare perché la sua gelosia morbosa e la convinzione che Zina avesse un altro uomo lo avevano condotto a macchiarsi di un crimine così orrendo, crimone che negli anni in Italia ha subito un pauroso incremento Poi la decisione dell’uomo di farla finita in cella, con i tentativi di soccorso che si sono rivelati vani.