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Urbanistica, Milano nella bufera: 74 indagati e reazioni infuocate dalla scena politica

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L’inchiesta su presunte irregolarità urbanistiche travolge Palazzo Marino: 74 indagati e forti tensioni politiche.

A Milano scoppia un nuovo scandalo legato all’urbanistica: un’inchiesta che vede coinvolti ben 74 indagati, tra cui il sindaco Beppe Sala. Le accuse riguardano presunte irregolarità e pratiche poco trasparenti nel settore dello sviluppo urbano, un tema cruciale per la crescita e la gestione della città. La notizia ha subito acceso un acceso dibattito politico, con reazioni infuocate da parte di diversi schieramenti, mentre si attendono ulteriori sviluppi sull’inchiesta.

Urbanistica a Milano, 74 indagati nell’inchiesta

L’inchiesta della Procura sulla gestione urbanistica di Milano coinvolge 74 indagati, tra cui esponenti dell’amministrazione comunale. Secondo l’accusa, gli uffici pubblici, invece di tutelare l’interesse pubblico, sarebbero stati al servizio di un gruppo ristretto di privilegiati.

Le indagini hanno portato a richieste di arresti domiciliari per l’assessore alla Rigenerazione Urbana Giancarlo Tancredi e di carcere per Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, rispettivamente presidente e vice della Commissione per il paesaggio, ora sciolta. Nel registro degli indagati è iscritto anche il sindaco Giuseppe Sala, che sarà sentito in aula lunedì.

L’inchiesta, che include vari filoni, tra cui quello sull’architetto Giovanni Oggioni, potrebbe estendersi ulteriormente. Tra gli indagati figurano anche imprenditori di spicco come Manfredi Catella di Coima, e altri manager per cui i pm hanno chiesto il carcere. La decisione sulle richieste di misure cautelari sarà presa dal gip dopo gli interrogatori previsti per il 23 luglio.

L’attività investigativa ha rivelato l’esistenza di un piano “ombra” per la gestione del territorio, ideato da Marinoni e appoggiato da Palazzo Marino, finalizzato a eludere le normative per agevolare operazioni edilizie nelle zone periferiche. Inoltre, si sospetta un uso scorretto del Partenariato Pubblico-Privato per evitare le procedure legali previste.

Urbanistica a Milano, 74 indagati nell’inchiesta: esplodono le reazioni politiche

“La mia posizione è quella che ho sempre su questi casi: penso che la magistratura debba fare il suo corso, e per quello che riguarda il sindaco, io non sono mai stata convinta che un avviso di garanzia porti l’automatismo delle dimissioni. È una scelta che il sindaco deve fare sulla base della sua capacità, in questo scenario di governare al meglio. Non cambio posizione in base al colore politico degli indagati”. Queste le parole della premier Giorgia Meloni sull’indagine sull’urbanistica a Milano, in un’intervista al Tg1.

Dai banchi dell’opposizione sono stati esposti cartelli con la scritta ‘Dimissioni. Sala e la sua giunta liberino Milano’. I consiglieri della Lega e di Fratelli d’Italia hanno poi abbandonato i loro posti. La protesta si è conclusa quando la vicesegretaria della Lega e consigliera comunale, Silvia Sardone, ha posato uno dei cartelli sullo scranno del sindaco, assente insieme all’assessore Tancredi.

“Io non chiedo mai le dimissioni quando inizia un procedimento che peraltro non so fino a che punto lo riguardi personalmente, ma sicuramente la giunta Sala ha dimostrato di non essere adeguata a Milano”, ha sottolineato il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

Anche all’esterno di Palazzo Marino, in un sit-in guidato dal capogruppo leghista Riccardo Truppo, i rappresentanti di Lega e Fratelli d’Italia hanno chiesto a gran voce le dimissioni di Sala.

A suscitare clamore è stato anche l’intervento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha criticato duramente l’operato della magistratura:

“Continuo a pensare che la magistratura non debba e non possa sostituirsi al corpo elettorale. A Milano una parte della magistratura inquirente ha anche deciso di sostituirsi al legislatore, nel campo dell’urbanistica, del fisco, del lavoro, attraverso interpretazioni normative che a me sembrano, in molte parti, lontane dalle disposizioni di legge ed anzi molto pericolose”.

Tra le reazioni non è mancata quella di Giuseppe Conte (M5S), che ha ribadito la posizione del Movimento sulla legalità, sottolineando come non si debbano fare sconti a nessuno né adottare logiche di doppio standard. Secondo Conte, a Milano il Movimento aveva già sollevato dubbi su una gestione poco trasparente dei progetti edilizi, percepita come opaca e ambigua, e ciò che oggi emerge dalle indagini sarebbe semplicemente la conferma di quanto era già noto e discusso da tempo. Per questo, ha aggiunto, non ci si dovrebbe sorprendere degli sviluppi attuali.

Nel dibattito politico e istituzionale sollevato dall’inchiesta urbanistica di Milano, è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha sottolineato l’impatto della recente riforma da lui voluta.

“Non posso esprimermi sul merito, ma posso dire una cosa: per queste persone, almeno per alcune di queste, è stato chiesto l’arresto, cioè la carcerazione o i domiciliari. Prima della riforma voluta da me, queste persone in questo momento sarebbero in carcere e successivamente sarebbero state interrogate. Con la nostra riforma, invece, abbiamo invertito i ruoli proprio per enfatizzare la presunzione di innocenza”.

Nel frattempo, il Partito Democratico ha rinnovato la sua fiducia al sindaco: Alessandro Capelli, segretario dem milanese, ha infatti dichiarato di continuare a sostenere il lavoro che Sala e l’amministrazione dovranno portare avanti nei prossimi due anni. Elly Schlein ha contattato telefonicamente il sindaco di Milano per manifestargli il suo sostegno e la piena solidarietà in un momento particolarmente delicato.