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Visita a Rebibbia femminile: un'analisi delle condizioni di detenzione

Immagine delle celle nel carcere femminile di Rebibbia

Un'iniziativa di "Nessuno tocchi Caino" per monitorare la situazione delle detenute

Il sovraffollamento nelle carceri femminili italiane

Il carcere di Rebibbia femminile, il più grande in Europa dedicato esclusivamente alle donne, si trova attualmente in una situazione critica. Con 375 donne detenute a fronte di soli 264 posti disponibili, il sovraffollamento raggiunge un allarmante 142%. Questo fenomeno non è solo un problema logistico, ma solleva interrogativi fondamentali sui diritti umani e sulle condizioni di vita delle detenute.

Le donne straniere, che rappresentano un numero significativo della popolazione carceraria, sono 115, evidenziando la necessità di un’attenzione particolare per le diverse esigenze culturali e sociali di queste donne.

La visita di “Nessuno tocchi Caino”

Il giorno di Pasqua, una delegazione dell’associazione “Nessuno tocchi Caino” si recherà presso la Casa Circondariale di Rebibbia femminile. L’obiettivo di questa visita è quello di monitorare le condizioni di detenzione e raccogliere informazioni dirette sulla vita quotidiana delle detenute. Tra i membri della delegazione ci sono figure di spicco come Rita Bernardini e Massimo Arlechino, che porteranno la loro esperienza e sensibilità su temi cruciali come il rispetto dei diritti umani all’interno delle carceri. La visita rappresenta un’importante opportunità per far luce su una realtà spesso dimenticata e per sollecitare interventi urgenti da parte delle istituzioni.

La situazione carceraria in Italia

Al 31 marzo, le donne detenute in Italia ammontavano a 2.703, pari al 4,3% dell’intera popolazione carceraria. La maggior parte delle detenute è ospitata in sezioni femminili di carceri concepite per uomini, il che complica ulteriormente la loro situazione. La mancanza di strutture adeguate e il sovraffollamento non solo compromettono la dignità delle detenute, ma possono anche avere effetti negativi sulla loro salute mentale e fisica. È fondamentale che le autorità competenti affrontino queste problematiche con urgenza, garantendo spazi adeguati e servizi di supporto per tutte le donne in detenzione.