Giovedì sera, a Crumpsall, quartiere nel nord di Manchester, un accoltellamento ha scosso la comunità ebraica riunita per lo Yom Kippur. La BBC ha raccontato l’episodio riprendendo le fonti della polizia e del sindaco Andy Burnham, che ha parlato di «grave incidente». Non un termine scelto a caso, perché all’inizio si temeva un attacco più esteso.
Accoltellamento Manchester, la tensione fuori dalla sinagoga
Secondo le ricostruzioni, nell’accoltellamento avvenuto a Manchester, l’uomo avrebbe colpito davanti alla sinagoga ortodossa di Heaton Park, in Middleton Road. Quattro persone ferite, conferma Burnham. Poi l’intervento delle forze armate, rapido, senza esitazioni. L’aggressore è stato ucciso. Non c’è più pericolo imminente, dicono le autorità.
L’atmosfera, però, resta sospesa. I fedeli erano riuniti per la giornata più sacra del calendario ebraico, lo Yom Kippur. Un momento di preghiera, interrotto dal caos. Testimoni parlano di urla, corse verso l’uscita, gente che cercava i propri familiari. Una donna racconta di aver visto ambulanze fermarsi una dopo l’altra, in sequenza. Forse quattro, forse cinque. Non era chiaro.
La polizia di Greater Manchester ha isolato l’intera zona. Nastri, pattuglie, agenti in divisa che spingevano i curiosi indietro. Una scena familiare in tempi di allerta, ma sempre uguale a se stessa: domande senza risposte, paura, i telefoni che squillano senza tregua.
Il North West Ambulance Service ha confermato di aver inviato più mezzi. «La nostra priorità è garantire che le persone ricevano l’assistenza medica di cui hanno bisogno», ha comunicato in una nota. Parole formali, ma dietro la freddezza istituzionale la corsa contro il tempo.
Accoltellamento a Manchester, indagini e domande aperte
Andy Burnham, sindaco della città, ha detto alla BBC che la situazione è ora sotto controllo. Ma lo ha fatto con cautela, quasi misurando ogni parola. Perché molto resta oscuro. L’identità dell’attentatore non è stata resa nota. Né i motivi del gesto.
«Non è confermato» aveva detto nelle prime ore, rispondendo a chi chiedeva se l’uomo fosse morto. Poi la certezza, arrivata con i comunicati ufficiali.
Intanto, la comunità ebraica resta decisamente scossa… Non è la prima volta che luoghi di culto finiscono al centro di episodi simili. Ma che accada durante lo Yom Kippur, questo lascia un segno più profondo. C’è chi lo legge come un attacco al simbolo stesso della festività, chi invece teme un gesto isolato di follia. Le autorità non escludono nessuna pista.
Sul posto sono rimasti per ore polizia scientifica e investigatori… Fotografie, rilievi, interviste lampo a testimoni sul luogo dell’accoltellamento a Manchester, una procedura standard, certo, ma in casi come questo tutto appare più lento. Ogni minuto pesa. Ogni voce che circola diventa subito sospetto.
Alcuni residenti hanno raccontato di aver sentito confusione già prima delle 19. Non è chiaro se si trattasse di urla legate all’attacco o semplicemente del via vai della festività. Ma la cronaca funziona così: dettagli che emergono, si sommano, a volte confondono.
Burnham, intanto, ha cercato di rassicurare la città. «La situazione è sotto controllo grazie alla prontezza delle forze dell’ordine». Frase riportata dai media locali e dalla BBC, ma che non cancella l’impressione di fragilità.
Oggi restano solo i nastri a terra, qualche traccia di sangue coperta da segatura, la sinagoga chiusa. E le domande. Perché un uomo sceglie un giorno come lo Yom Kippur per colpire? Era un bersaglio voluto o casuale? L’indagine proverà a dare risposte.