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Alpe Bonze: un rifugio ad “alto” impatto sociale

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Iniziamo il nostro “cammino” alla scoperta e conoscenza di nuovi e nuove Heidi con Mosè Morsut e Paolo Picci della Cooperativa ExEat, che gestiscono il Rifugio Alpe Bonze a Donnas (Valle d'Aosta)

Il rifugio è situato, al confine con il Piemonte, nella parte alta del Vallon di Fer, ai confini del Parco Naturale del Mont Avic, in una conca delimitata dalle cime del Mont Bo, Chimes des Chamois, Bec delle Strie, Cima Bonze, Cima Battaglia e Bec Renon. Mosè e Paolo sono due “ piccoli Heidi rivoluzionari ” che, dopo alcuni anni di abbandono, hanno deciso di dare nuova vita al Rifugio Alpe Bonze .

Entrambi soci della Cooperativa ExEat, amanti della vita semplice, dei rapporti interpersonali e soprattutto della montagna, hanno lasciato le “vite da valle” per buttarsi appieno in questa esperienza ad alta quota: non è una fuga , non è la ricerca di un’esperienza romantica ma una sfida economica e culturale . Mosè e Polo infatti lavorano quotidianamente per la valorizzazione del lavoro e la creazione di occupazione attraverso l’ inserimento lavorativo di ragazzi con disabilità attraverso percorsi formativi e lavorativi della durata di un week-end o di una o due settimane con l’obiettivo di attivare uno o due inserimenti entro l’estate 2025. Il loro impegno non si ferma qui: il Rifugio in questi anni è diventato uno spazio di socializzazione e arricchimento culturale attraverso la valorizzazione di materie prime e prodotti a Km0, privilegiando produttori locali che si ispirano a principi etici, e che hanno come priorità il rispetto dell’ambiente e dei lavoratori. E, non da ultimo, Mosè e Paolo hanno lavorato per creare un rifugio ad impatto zero , premiato da Legambiente nel 2024 con il riconoscimento della bandiera verde come progetto in quota innovativo: il solo approvvigionamento con elicottero è effettuato a inizio stagione, la struttura è alimentata esclusivamente da energia rinnovabile e tutti gli ospiti hanno la possibilità di partecipare all’iniziativa “ a tutta soma ” (per ogni chilogrammo di merce trasportata i gestori fanno uno sconto di un euro sul pernottamento struttura o per il pranzo).

 

“La cosa che affascina di più del nostro rifugio è che è immerso nella natura, permette davvero di vivere le emozioni dell’ambiente. Proprio per questo, e per il fatto che non è una meta molto affollata, si presta ad attivare relazioni, a creare sinergie. Noi siamo i primi a intavolare con piacere delle belle chiacchierate con gli escursionisti che ci vengono a trovare, non li trattiamo cioè semplicemente come clienti. Non vogliamo dire che diventiamo amici con tutti, ma che il nostro impegno e il nostro obiettivo è di farli sentire a casa.

Crediamo che quel che resta di più agli avventori del rifugio sia il clima semplice e genuino che si respira. L’ aspetto umano è quello che, a esser sinceri, dà più soddisfazioni anche a noi che ci lavoriamo. Questo è un luogo in cui le persone si sentono a casa e, allo stesso tempo, sentono che stanno viaggiando. Incontrano tante altre persone e tante storie diverse. È un luogo dove le persone possono rigenerarsi. “

 

La valorizzazione della biodiversità e della diversità sociale, così come la valorizzazione delle relazioni, messe al centro del progetto economico, fanno di questo rifugio – grazie alla volontà e agli sforzi di Mosè e Paolo – un esempio concreto di economia vegetale!

 

Per chi è interessato al progetto, o semplicemente ad una bella camminata immersa nella natura: https://rifugioalpebonze.com/