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Il piano (quasi) impeccabile di Andrea Cavallari: ombre e sospetti sull’evasione

evasione cavallari

Tesi, fuga e arresto: gli inquirenti ricostruiscono il piano di evasione di Andrea Cavallari e i suoi punti oscuri.

Era un detenuto come tanti, con un passato opaco e una condanna da scontare. Eppure, in poche ore, Andrea Cavallari è riuscito a scomparire, lasciandosi alle spalle celle, controlli e una lunga scia di interrogativi. La sua evasione – orchestrata con pochi mezzi ma una precisione sorprendente – ha messo in allarme le autorità.

Andrea Cavallari e la fuga (quasi) perfetta: i nodi oscuri dell’evasione

L’evasione di Andrea Cavallari, benché durata soltanto pochi giorni, ha mostrato tratti di un’organizzazione minuziosa. Il giovane detenuto, condannato a oltre undici anni per la strage di Corinaldo, ha approfittato di un permesso per discutere la tesi in Scienze Giuridiche per far perdere le sue tracce.

Doveva rientrare in carcere nel tardo pomeriggio del 3 luglio, ma non si è mai presentato ai cancelli della Dozza di Bologna. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si sarebbe subito diretto verso Milano, prima tappa di un viaggio che lo avrebbe condotto in Spagna, attraverso la Francia, utilizzando una combinazione di taxi, auto a noleggio con conducente e passaggi BlaBlaCar. Cavallari non possiede la patente, e proprio questa modalità di spostamento, adottata anche in passato, gli ha permesso di muoversi con relativa discrezione.

Durante la fuga, si sarebbe avvalso di aiuti esterni e avrebbe effettuato pagamenti iniziali esclusivamente in contanti come gli 800 euro trovati al momento della cattura da parte della Polizia spagnola. Con sé, anche un documento d’identità contraffatto. La latitanza è terminata a Lloret de Mar, nota località balneare della Costa Brava, dove è stato rintracciato grazie a una transazione con carta di credito effettuata il 13 luglio a Barcellona.

L’indagine si allarga: chi ha aiutato Cavallari a fuggire?

Gli investigatori sospettano che quella carta sia riconducibile a una rete di appoggi ottenuti durante la fuga. Le celle telefoniche e le tracce digitali lasciate nei giorni precedenti dimostrano che Cavallari si era spostato tra Barcellona e le località limitrofe, soggiornando in hotel e pranzando in ristoranti, apparentemente senza particolari restrizioni economiche.

Secondo la Procura, l’evasione sarebbe stata pianificata da tempo e in modo dettagliato. Restano però molti interrogativi ancora aperti: chi lo ha aiutato a fuggire? Chi gli ha fornito denaro e documenti falsi? L’indagine per evasione, aperta dalla Procura di Bologna, potrebbe presto estendersi anche al reato di favoreggiamento.

Al vaglio degli inquirenti, ci sono i contatti avuti da Cavallari in carcere, tra compagni di cella e visitatori. In attesa dell’estradizione, che potrebbe avvenire entro poche settimane, resta il dubbio se questa sia stata davvero un’operazione lucidamente orchestrata o fuga un’azzardata.