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Biennale Musica, la vita segreta delle campane in Luka Aron

Venezia, 20 ott. (askanews) – Una lettura fenomenologia del suono delle campane, che si fa vibrazione corporea, ma anche, nello spirito di questa Biennale Musica, una sorta di suono che viene da lontananze cosmiche. Luka Aron ha presentato a Venezia la sua opera “Up in the Bell Tower”.

“Lavoro con registrazioni di campane delle chiese di tutta Europa – ha detto il musicista ad askanews – da Venezia a Stoccolma, passando per la Foresta Nera, che è casa mia.

Uso queste registrazioni in modo molto diretto, ma anche poetico, cercando di farmi ispirare da questi suoni che ci accompagnano da secoli e da ciò che evocano”.

Il lavoro di Aron, che ha partecipato al Biennale College, si concentra sugli aspetti inarmonici delle campane, che lui stesso non considera uno strumento musicale. E offre allo spettatore un cambio di prospettiva significativo. “Si tratta in sostanza di sintonizzarsi con questi suoni dalla prospettiva delle campane – ha aggiunto – quindi non dalla strada, ma dall’alto delle torri campanarie: in questo modo si crea un’esperienza che è anche fisica dell’estrema sonorità delle campane e pure della loro disarmonicità, che però possiamo accettare e percepire come più armonica”.

Vivendo lo spettacolo ci si trova a sperimentare sensazioni diverse che vanno dall’ignoto al conosciuto, dal mistero al quotidiano, in una continua ricerca di equilibro imperfetto e reale. “La tecnologia – ha concluso Luka Aron – è solo uno strumento, anche una campana in sé è un prodotto tecnologico, seppur più antico. Io uso quello che mi serve per creare i suoni che voglio ottenere”.

Suoni che hanno qualcosa anche di mistico, soprattutto nelle parti in cui sono più astratti e non riconoscibili come prodotti dalle campane delle quali, in qualche modo, possiamo scoprire la vita segreta.