Virgin Active Italia si trova al centro di una vicenda delicata: l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha infatti concluso l’istruttoria avviata a dicembre 2024, sanzionando pesantemente la società. I dettagli della decisione dell’Antitrust, le motivazioni alla base della sanzione e le conseguenze.
Virgin Active: storia e presenza sul territorio
Virgin Active è una catena internazionale di centri fitness e benessere, fondata nel 1997 nel Regno Unito da Richard Branson come parte del Virgin Group.
Il primo club italiano è stato aperto nel 2004 a Genova, segnando l’ingresso del brand nel mercato italiano. Oggi, Virgin Active Italia conta 40 club distribuiti su tutto il territorio nazionale, con una presenza significativa a Milano (14 club) e Roma (8 club). Le città di Torino, Firenze, Napoli, Bologna, Brescia, Catania, Genova, Palermo, Verona, Perugia, Prato, Reggio Emilia e Salerno ospitano ciascuna almeno un club.
Oltre alla rete di centri fisici, Virgin Active Italia offre anche un servizio digitale, Virgin Active Revolution, che consente agli utenti di accedere a oltre 2.500 classi di allenamento online, con nuove sessioni in diretta settimanali. L’azienda impiega circa 3.000 persone, tra cui oltre 1.000 dipendenti, 1.200 group trainer e 700 personal trainer, e serve più di 200.000 soci attivi.
Brutte notizie per Virgin Active Italia: la sanzione salata dall’Antitrust
Il procedimento, avviato a seguito delle numerose segnalazioni ricevute dall’Autorità da parte dei consumatori, ha confermato, come riportato dall’Autorità stessa in una nota, la presenza di pratiche scorrette da parte di Virgin Active Italia. Nel 2024, la società ha superato i 100.000 abbonamenti, ma avrebbe fornito agli utenti informazioni incomplete e fuorvianti riguardo alle condizioni di adesione, al rinnovo automatico, alle modalità di disdetta e al recesso anticipato. A tal proposito, la sanzione imposta è di 3 milioni di euro.
In particolare, dalle indagini è emerso che Virgin Active Italia non ha comunicato preventivamente il rinnovo automatico degli abbonamenti, né ha specificato chiaramente la scadenza entro cui i consumatori potevano inviare la disdetta formale. Inoltre, non ha fornito dettagli sufficienti sugli aumenti tariffari applicati durante l’anno. Infine, ha ostacolato l’esercizio del diritto di risoluzione del contratto in caso di impossibilità sopravvenuta. Queste condotte, strettamente interconnesse, configurano una pratica commerciale scorretta di natura complessa e unitaria, posta in essere da Virgin Active Italia in violazione degli articoli 20, 21, 22, 24, 25, 26, lett. f) e 65-bis del Codice del Consumo.
In pratica, gli utenti non hanno ricevuto tutte le informazioni necessarie per valutare correttamente l’adesione ai servizi offerti, né sono stati messi in grado di esercitare liberamente la disdetta o il diritto di recesso. Di conseguenza, molti si sono ritrovati vincolati a contratti non desiderati, subendo addebiti economici ingiustificati. Questa mancanza di trasparenza ha compromesso il diritto dei consumatori a una scelta consapevole, determinando un danno sia economico sia di fiducia nei confronti della società.