Tempio Pausania, 2 set. (Adnkronos) – "La mia assistita non è una ninfomane, non è una disagiata, non è una Maga circe che ammalia i suoi uomini e li trasforma, anziché in animali in imputati, con le sue denunce. E’ una ragazza che è stata umiliata e massacrata e, anziché scappare via, con il suo dolore, come fanno molte, ha scelto di denunciare, pur consapevole di quello che le sarebbe successo”.
Con queste parole l'avvocata Giulia Bongiorno conclude le repliche del processo per stupro di gruppo a carico di Ciro Grillo e di tre suoi amici genovesi, accusati da una studentessa italo-norvegese che oggi ha 25 anni. L'avvocata ricorda l’episodio di qualche anno prima quando la giovane Silvia (il nome è di fantasia ndr) avrebbe subito un’altra violenza da un ragazzo del Nicaragua, in una tenda. “Un anno prima, episodio citato dalla difesa, quando non ha avuto il coraggio di denunciare come invece ebbe la seconda volta, confidava all’amica che il suo timore di denunciare era dovuto al fatto che purtroppo, per la società, chi denuncia può essere disagiato. Può essere qualcuno che inventa qualcosa o qualcuno che non è del tutto appagato. C'è una frase, bellissima, in cui la ragazza si dimostra facile profeta. Perché è quello che è successo qui 'Finirò per essere considerata una puttana che si è pentita di avere fatto sesso'. Ho concluso".