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Casu (Pd): Il diritto alla mobilità è il diritto dei diritti

Roma, 13 nov. (askanews) – “Il tema non è soltanto culturale: è politico. L’Italia cresce a due velocità. Le città sono sempre più interconnesse, mentre le aree interne e periferiche restano meno collegate. Quando non passa quell’unico autobus o quella corriera che porta al lavoro o a scuola, non si tratta di scegliere: il mezzo privato diventa l’unica opzione.

Senza un trasporto pubblico efficiente si rinuncia al diritto costituzionale alla mobilità, da cui dipendono accesso alla sanità, alla formazione e al lavoro. Dare priorità alla mobilità nelle periferie significa garantire l’accessibilità a tutti i diritti dei cittadini”. Lo ha detto Andrea Casu (Pd), vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera, intervenendo a Largo Chigi, il format di Urania TV. “Per questo servono risorse adeguate: nella manovra del governo invece la crisi dei trasporti non compare: non vi è un solo articolo dedicato ai problemi dei cittadini. All’articolo 30 viene inoltre disatteso l’accordo firmato il 20 marzo con imprese e lavoratori del settore. Se il governo non interviene – e lo chiediamo con emendamenti puntuali – l’esito sarà il taglio dei chilometri, quindi meno servizi per i cittadini, e un aumento del costo dei biglietti: è la conseguenza diretta delle scelte dell’esecutivo. Nella crisi del Tpl rientra anche il trasporto pubblico non di linea, che necessita di una riforma seria. Non si tratta di contrapporre taxi e Ncc come sta facendo il Governo, ma di garantire un servizio ai cittadini e i diritti dei lavoratori. È il ministro Salvini ad aver prodotto norme che penalizzano categorie di lavoratori e che la Corte costituzionale ha bocciato perché violano le competenze regionali. Si parla molto di autonomia, ma è servito il ricorso di un presidente di Regione di centrodestra per ricordare al ministro del suo governo che non può sostituirsi alle Regioni”.