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Controversia nella Commissione Giustizia sul DDL per il Consenso nelle Violenze Sessuali

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Tensioni nella Commissione Giustizia riguardo al disegno di legge che introduce il consenso femminile in caso di violenza sessuale.

La giornata di oggi ha riservato un clima di forte tensione all’interno della Commissione Giustizia del Senato, dove si stava discutendo un disegno di legge cruciale riguardante la violenza sessuale. Questo ddl, già approvato alla Camera, prevede importanti disposizioni sul consenso femminile, un tema di grande rilevanza sociale.

Le opposizioni, rappresentate principalmente da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e altre forze di minoranza, hanno deciso di abbandonare i lavori della commissione in segno di protesta.

Questo gesto è scaturito dalla richiesta della Lega di un ulteriore approfondimento sul testo, che ha riacceso le polemiche e messo a rischio l’accordo inizialmente raggiunto tra il premier Giorgia Meloni e la segretaria del PD, Elly Schlein.

Le ragioni della protesta delle opposizioni

Il dibattito è iniziato in modo promettente, con l’accordo tra Meloni e Schlein che aveva fatto sperare in una rapida approvazione del ddl. Tuttavia, le posizioni hanno iniziato a divergere quando la presidente della Commissione, Giulia Bongiorno, ha espresso la necessità di ulteriori audizioni e approfondimenti. La richiesta di una revisione del testo ha colto di sorpresa le opposizioni, che si erano dichiarate pronte a votare senza modifiche.

Il ruolo della Lega e le sue perplessità

Il partito di Matteo Salvini ha assunto una posizione di cautela, evidenziando dubbi su alcuni aspetti del ddl. In particolare, è stato messo in discussione il concetto di consenso libero e attuale, che deve essere chiarito per evitare ambiguità. Queste preoccupazioni hanno portato a una richiesta di ulteriori audizioni, che le opposizioni hanno interpretato come un tentativo di rallentare l’iter legislativo.

La reazione della maggioranza e la posizione di Meloni

Nonostante la retromarcia della maggioranza, Elly Schlein ha esortato Meloni a rispettare gli accordi, sottolineando che sarebbe inaccettabile utilizzare le donne come merce di scambio politico. In questo contesto, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha cercato di mediare, proponendo di portare il ddl in Aula senza emendamenti, ma le tensioni hanno continuato a crescere.

Bongiorno ha tentato di rassicurare che il ddl andrà avanti, promettendo che si procederà rapidamente, ma le opposizioni non si sono fidate. La richiesta di un ciclo di audizioni ha fatto scattare la reazione negativa dei senatori di centrosinistra, che hanno lasciato la commissione per protestare contro quello che consideravano un tentativo di sabotare l’accordo.

Le conseguenze di una giornata di caos politico

La situazione si è ulteriormente complicata con l’approvazione del ddl femminicidio alla Camera, che ha evidenziato il contrasto tra le due legislazioni. Mentre il ddl femminicidio ha ricevuto l’approvazione all’unanimità, il ddl sul consenso è rimasto bloccato, creando una frattura tra maggioranza e opposizione. Le dichiarazioni di Schlein e di altri membri delle opposizioni hanno sottolineato l’importanza di non compromettere i diritti delle donne per motivi politici.

La giornata si è rivelata complessa, con un accordo inizialmente promettente che è stato messo a dura prova dalle dinamiche interne alla maggioranza. Le opposizioni rivendicano la necessità di una legge che garantisca il consenso in modo chiaro e inequivocabile, mentre la maggioranza cerca di bilanciare le richieste politiche con le esigenze legislative.