Coronavirus, dipendenti casa di cura positivi scappano da quarantena

Quattro dipendenti di una casa di cura a Roma positivi al coronavirus sono scappati dalla quarantena. Attualmente sono stati denunciati alla procura.

Arriva da Roma un nuovo caso di violazione delle ordinanze governative: quattro dipendenti di una casa di cura nel quartiere Nomentano sono infatti scappati dalla quarantena nonostante risultassero tutti positivi al coronavirus.

I dipendenti, tornati nelle loro abitazioni, erano stati posti in isolamento dopo che nella struttura Nomentana Hospital erano stati riscontrati ben 22 casi di positività al Covid-19. Al momento sono stati denunciati alla procura di Tivoli per aver violato le disposizioni della Asl.

Coronavirus, dipendenti fuggono da quarantena

Stando a quanto riportato dalle autorità locali, i quattro dipendenti sarebbero tutti dello stesso reparto (quello di riabilitazione) e avrebbero organizzato la propria fuga nella notte tra il 24 e il 25 marzo. A seguito della denuncia alla procura, i fuggiaschi sono stati identificati e diffidati dalle Forze dell’Ordine a rimanere all’interno delle proprie abitazioni.

La notizia della fuga dei quattro dipendenti è stata diffusa da Giulio Giorgio Santonocito, direttore generale della Asl Roma 5, che ha in seguito dichiarato: “Continua senza sosta l’attività di controllo dei carabinieri onde evitare altri simili accadimenti.

La Prefettura, i sindaci, le forze dell’ordine e i vigili del fuoco sono state informate della situazione ognuna per propria competenza”.

Il commento dei sindacati

Sul caso in questione sono intervenuti anche i sindacati di categoria, che hanno rinnovato l’appello a equiparare le case di riposo per anziani alle strutture sanitarie ospedaliere come livello di rischio per chi vi lavora al suo interno: “Rinnoviamo la necessità di effettuare tamponi a chiunque operi in queste strutture.

Questi interventi urgenti sono necessari altrimenti si assisterà alla decimazione delle persone più fragili, anziani non autosufficienti, che vivono in strutture residenziali, unitamente all’analogo rischio per gli operatori. Le Rsa e case di riposo sono delle vere e proprie bombe ad orologeria pronte ad esplodere”.