Ilaria Capua, il sospetto: "Perché non pubblicano le sequenze italiane?"

Ilaria Capua ritiene che il Paese sia un po' in ritardo sulla definizione della fase due: ancora non sappiamo come l'infezione si sia diffusa.

“Secondo me siamo un po’ in ritardo” sulla fase due: Ilaria Capua interviene a DiMartedì ed esprime i suoi dubbi sulla riapertura.

“Non abbiamo un’idea chiara di come l’infezione si sia diffusa in Italia – aggiunge ancora la virologa -. Dipende da tanti fattori, quello che manca è capire come è messo il paese”. Il premier Conte, comunque, ha annunciato che entro la fine di aprile, presumibilmente già in una settimana, dovrebbe arrivare il piano del governo in vista della ripresa delle attività.

Ma la virologa nutre anche qualche sospetto sul fatto che il virus sia mutato: “Perché non pubblicano le sequenze italiane?”.

Il sospetto di Ilaria Capua

Il coronavirus è davvero mutato? Ilaria Capua nutre il sospetto che vi sia qualche falla nella comunicazione scientifica in Italia. “Ad oggi non abbiamo informazioni, possiamo dire poco – premette la virologa -.

Ci sono 10mila sequenze di cui 40 italiane, come mai queste sequenze italiane non si pubblicano?”. Per Capua, infatti, ” è importante avere una fotografia globale, altrimenti non potremo mai combatterlo ad armi pari. C’è bisogno di combatterlo con tutte le forze e le angolazioni possibili”.

Coronavirus, Ilaria Capua sulla fase due

Chi deve decidere se si riparte, scienziati o politici? Giovanni Floris interpella Ilaria Capua sulla fase due e fa emergere alcuni dubbi che qualcuno non aveva considerato.

“In questo mondo – risponde la virologa – non vanno bene le persone che parlano una lingua sola: il politichese o lo scientifico stretto. Le decisioni su questi problemi così importanti e complessi devono essere prese in collaborazione e devono essere prese ascoltando le ragioni prima di tutto della salute e poi dell’economia, del tessuto sociale”.

La virologa aveva già rimproverato il governo mettendo in luce il fatto che non stesse seguendo la strada giusta.

Di nuovo, in vista della fase due, Capua esprime qualche perplessità e rivela che siamo un po’ in ritardo. “Non abbiamo un’idea chiara di come l’infezione si sia diffusa in Italia”, ha detto la virologa. La gravità della malattia dipende dall’inquinamento, ma anche dai trasporti e da una pluralità di fattori. “Quello che manca – ha poi concluso – è capire il Paese come è messo”.