Covid-19, Galli: "Quarantena ridotta senza test è una scorciatoia"

"Il sistema anti Covid-19 non ce la fa a dare, soprattutto in alcune regioni, risposte immediate coi tamponi", ha commentato Massimo Galli.

Le nuove norme del Governo in merito al trattamento dei casi di Covid-19, che prevedono la riduzione della quarantena a dieci giorni e un solo tampone negativo sufficiente per porre fine all’isolamento fiduciario, iniziano a far discutere gli esperti.

I rischi generati dall’allentamento delle misure di controllo infatti potrebbero essere tanti.

A parlarne, nel corso della puntata di L’aria che tira andata in onda lunedì 12 ottobre, l’infettivologo Massimo Galli.

Galli: “Il sistema è in crisi”

Il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, nonché professore all’Università statale, ha commentato la riduzione della quarantena: “Io resto del parere che – dice Galli dieci o sette giorni senza test non siano l’idea migliore, è soltanto una scorciatoia.

Nel caso in cui vengano effettuati tamponi rapidi, invece, sette o dieci giorni sono una soluzione importante da perseguire. Il sistema sembra che non ce la faccia a dare, soprattutto in alcune regioni, risposte immediate coi tamponi“.

A proposito, invece, della riduzione da tre a un tampone negativo per coloro che sono in isolamento: “Un solo tampone negativo è sufficiente per definire guariti o non contagiati coloro che sono in isolamento fiduciario e hanno avuto contatti con altri positivi dieci o addirittura quattordici giorni prima.

Dobbiamo, tuttavia, considerare i cosiddetti cicli per dare risposte di ordine quantitativo, ma non so quanto per il sistema sia possibile. Se non si riesce a fare ciò bisogna continuare con il doppio tampone per definire una persona guarita“.

Una soluzione alla crisi del sistema, secondo Galli, può essere rappresentata dai test rapidi: “I test antigenici possono sopperire alle grandi difficoltà che stanno creando le numerose richieste dei tamponi normali.

Io spero che presto possano affermarsi i tamponi salivari. L’attività diagnostica va estesa nei luoghi di lavoro e nelle scuole, in modo da tentare una via di gestione diretta e avere una rapida individuazione dei focolai. Con l’approccio tradizionale succede invece che il lockdown è la via più dannosa ma anche la più facile. Alla minaccia della seconda ondata del virus – conclude – non possiamo prendere nuovamente questa via“.