Il delitto di Garlasco torna sotto i riflettori. A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, una nuova indagine della Procura di Pavia potrebbe ridisegnare completamente la vicenda giudiziaria che ha condannato Alberto Stasi. Tra perizie scientifiche, analisi antropometriche e ricostruzioni minuziose della scena del crimine, emergono elementi che mettono in discussione l’ora del decesso e la dinamica dell’aggressione, aprendo interrogativi su chi fosse realmente presente quella tragica mattina del 13 agosto 2007.
Mentre il dibattito mediatico si infiamma, la figura di Andrea Sempio resta sotto la luce investigativa e giudiziaria.
Garlasco, la nuova indagine che potrebbe ribaltare la condanna di Stasi
La Procura della Repubblica di Pavia ha avviato un’inchiesta che potrebbe rivoluzionare le sentenze definitive sul delitto di Chiara Poggi, uccisa nella sua abitazione di Garlasco il 13 agosto 2007. Secondo quanto riportato dal giornalista Luca Fazzo su Il Giornale, la revisione giudiziaria nasce da nuovi elementi che mettono in discussione la responsabilità di Alberto Stasi e spostano l’attenzione su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, già indagato e prosciolto in passato, ma oggi nuovamente al centro degli accertamenti.
La rielaborazione del fascicolo, curata dai nuovi responsabili della Procura pavese, permetterebbe, grazie a prove concrete, “di escludere che Stasi possa essere il responsabile dell’assassinio“. In particolare, gli approfondimenti si concentrano sulla dinamica della mattina del 13 agosto, evidenziando che l’omicidio non si sarebbe consumato in un unico istante, ma in più fasi, consentendo alla vittima di difendersi.
Delitto di Garlasco, ora della morte e tracce di sangue: “La perizia scagiona Stasi”
La consulenza affidata alla professoressa Cristina Cattaneo dell’Istituto di Medicina Legale di Milano ha portato a rilevazioni determinanti. Attraverso analisi antropometriche su Sempio e un attento esame del luogo del delitto, gli investigatori hanno ricostruito i movimenti dell’assassino e la posizione dei colpi inflitti a Chiara.
I rilievi suggeriscono che l’omicidio possa essere avvenuto più tardi di quanto ritenuto finora: se le sentenze fissavano la morte tra le 9.12 e le 9.35, la nuova ricostruzione sposta l’orario verso le 11 e le 11.30, rafforzando l’alibi di Stasi. Lo ha indicato definendo l’orario con “soddisfacente precisione”, basandosi sull’analisi combinata di tre elementi biologici: la mobilità delle macchie ipostatiche al momento dello spostamento del corpo (intorno alle 17); la rigidità cadaverica, non rilevata dagli operatori del 118, che secondo la letteratura scientifica inizia a manifestarsi dopo circa tre ore dalla morte e diventa completa tra le 6 e le 12 ore; e la temperatura rettale del cadavere, da confrontare con il peso della vittima, stimato empiricamente tra 45 e 50 chilogrammi a causa dell’assenza di misurazioni con la bilancia.
Dalla nuova indagine è emersa una serie di possibili orari e intervalli temporali della morte, tutti oggetto di verifica, che si estendono dalle 7 alle 12.30 secondo un primo approccio statistico (con una probabilità del 95%) basato sul raffreddamento del corpo. Una seconda variante dello stesso metodo colloca il decesso tra le 8.30 e le 14, considerando che Stasi chiamò i soccorsi intorno alle 13.50. Altre due stime, ottenute tramite un approccio alternativo fondato sull’‘algor mortis’, indicano possibili orari alle 10 o alle 12.30 del mattino. In totale, si configurano otto diverse combinazioni temporali.
“L’omicidio non è avvenuto in una sola fase ma in più momenti distinti“, riferiscono le fonti, un elemento cruciale che potrebbe mettere in discussione la condanna di Stasi, attualmente prossimo a terminare la pena di 16 anni.