Coronavirus, Europa: sottovalutata la pandemia

Secondo l'Europa la pandemia Coronavirus non avrebbe dovuto destare sospetti. A fine febbraio 2020 è stata sottovalutata: "Controllabile".

La pandemia Coronavirus in Europa è stata sottovalutata, per l’Ecdc non avrebbe dovuto espandersi più di tanto.

In un verbale redatto dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, sito in Svezia, il virus occupa solo 20 dei 130 punti assegnabili in merito alla pericolosità.

Coronavirus in Europa: “Basso rischio”

Repubblica e il quotidiano spagnolo El País hanno visionato e diffuso il verbale, frutto di due giorni di deliberazioni, scritto dai membri del Consiglio Consultivo dell’Ecdc, tutori europei della sanità pubblica. Tra questi, la nostrana Silvia Declich dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), che assieme ai colleghi minimizza i rischi del Covid-19.

Il documento è di martedì 18 febbraio 2020, 72 ore in Italia avviene la comunicazione del primo caso di Coronavirus e la conseguente presa di coscienza del fatto che si sia diffuso a macchia d’olio per tutto il Nord del Paese.

L’Ecdc ha studiato 45 casi positivi al virus in Europa, tra cui i due turisti cinesi a Roma e uno di Wuhan morto a Parigi, sottolineando però il fatto che sembrassero infezioni di carattere lieve, esigue nel numero e facilmente localizzabili. Il rischio per la popolazione si attesta come “basso“, per il sistema sanitario come “basso o moderato”.

Una pandemia sottovalutata: “Non pericolosa”

El Pais riporta, dal verbale Ecdc: “Considerano basso il rischio per la popolazione europea e non ci sono pressoché avvertimenti sulla pericolosità del virus, la necessità di provare a vedere se è già in Europa, di procurarsi i mezzi per affrontarlo, di progettare misure”.

Solo un esponente tedesco esprime dubbi e preoccupazione circa la strategia di contenimento attuata finora: “Non ha funzionato perché le malattie non rispettano i confini”, dichiara, proponendo la discussione di eventuali ulteriori raccomandazioni. Austria e Slovacchia invece mettono in guardia circa il rischio di scatenare una psicosi collettiva, mentre un delegato spagnolo invita a non stigmatizzare chi il test tramite tampone.

Silvia Declich si chiede invece se gli asintomatici possano essere veicolo di contagio e quindi siano da mettere in quarantena, nessuna decisione presa a conseguenza di questo dubbio né di quello del rappresentante tedesco.

“Più sono i dati disponibili più tutto può cambiare. Questo può accadere molto rapidamente, con un impatto significativo”, dice la Declich.