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Ex Ilva, vertice teso a Palazzo Chigi: aumenta la cassa integrazione, protestano i sindacati

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Ex Ilva, impianti fermi e 6mila lavoratori in cassa integrazione: scontro acceso tra governo e sindacati a Palazzo Chigi.

La crisi dell’ex Ilva di Taranto entra in una nuova fase di tensione. Al termine del tavolo a Palazzo Chigi, il governo ha annunciato un aumento della cassa integrazione e il fermo di parte degli impianti per i lavori di decarbonizzazione. I sindacati, però, parlano apertamente di “piano di chiusura” e preparano la mobilitazione.

Ex Ilva, fumata nera a Palazzo Chigi: più cassa integrazione e impianti fermi per la decarbonizzazione

Nel corso del vertice a Palazzo Chigi tra governo, sindacati e rappresentanti delle regioni interessate – Puglia, Liguria e Piemonte – il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato un aumento significativo del ricorso alla cassa integrazione straordinaria.

La rimodulazione delle attività da qui a fine dicembre richiederà l’incremento del ricorso alla Cigs da 4.550 a circa 5.700 unità, con integrazione del reddito”, ha spiegato il ministro.

Dal 1° gennaio, a causa del fermo degli impianti e dei lavori necessari per la transizione ecologica e la decarbonizzazione, il numero dei lavoratori in Cig salirà a 6.000. Attualmente lo stabilimento di Taranto impiega 7.938 persone, di cui oltre 5.300 operai.

Urso ha precisato che l’arresto temporaneo delle cokerie è parte di un percorso obbligato per allineare la produzione agli standard ambientali europei. Nel frattempo, secondo fonti governative, sarebbero quattro i soggetti interessati all’acquisizione del sito siderurgico: Baku Steel, Flacks Group, Bedrock e un quarto investitore rimasto riservato.

Ex Ilva, fumata nera a Palazzo Chigi: esplode la protesta dei sindacati

La posizione dei sindacati è stata netta e unitaria. Le tre principali sigle metalmeccaniche – Fim, Fiom e Uilm – hanno lasciato il tavolo definendo “inaccettabile” la linea del governo.

Il governo ha presentato di fatto un piano di chiusura. Ci sono migliaia di lavoratori che finiscono in cassa integrazione, non c’è un sostegno finanziario al rilancio e alla decarbonizzazione”, ha denunciato Michele De Palma, segretario generale della Fiom.

Rocco Palombella, leader della Uilm, ha rincarato la dose:

Non c’è nulla. Né un piano industriale. Hanno parlato di piano corto: perché il tempo che rimane prima della chiusura è molto breve. Ora condannano i lavoratori a una chiusura inesorabile”.

Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, ha invece sottolineato l’assenza di un percorso concreto per garantire la ripartenza produttiva:

“Si è deciso di fare cassa con i lavoratori. Non ci sono certezze sulle gare aperte, né sugli investitori”.

I sindacati hanno quindi annunciato che nelle prossime ore incontreranno i lavoratori per illustrare quanto accaduto e organizzare le prossime mobilitazioni. La riunione, presieduta dal sottosegretario Alfredo Mantovano, si è chiusa dopo quasi quattro ore di confronto acceso.

Palazzo Chigi, in una nota serale, ha espresso “rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il confronto non sia stata accettata dalle organizzazioni sindacali”, confermando la “disponibilità ad approfondire tutti gli aspetti tecnici e operativi di questa fase di transizione”.